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17 Luglio 2013

Trattamento antibiotico delle esacerbazioni polmonari FC: uguale o cambiato nel tempo?

Dott. Natalia Cirilli, Centro Regionale Fibrosi Cistica delle Marche, Ancona

Changing thresholds and incidence of antibiotic treatment of cystic fibrosis pulmonary exacerbations, 1995-2005.
Vandevanter DR, Elkin EP, Pasta DJ, Morgan WJ, Konstan MW. Investigators and Coordinators of the Epidemiologic Study of Cystic Fibrosis.
Journal of Cystic Fibrosis, 2013, 12(4):332-7

Il problema
E’ importante sapere se nel corso del tempo sono cambiate le strategie antibiotiche per il trattamento delle esacerbazioni respiratorie FC, in quali pazienti e con quali effetti.
Che cosa si conosce sull’argomento 
Durata e qualità vita dei pazienti FC sono migliorate e questo è stato messo in relazione anche con il diffondersi di protocolli antibiotici condivisi.
Che cosa aggiunge questo studio
Mostra che nel periodo 1995-2005 nel complesso dei pazienti FC americani sono diminuiti i trattamenti antibiotici per via endovenosa. Mentre l’analisi per età mostra che nei pazienti più piccoli la strategia antibiotica (con antibiotici per bocca o per aerosol) è stata più frequente e aggressiva.

PREMESSE
Non esiste una definizione comune dell’esacerbazione polmonare: la più comune è la comparsa o il peggioramento di segni e sintomi associati ad infezione polmonare. L’esacerbazione si tratta con terapia antibiotica: ma non sempre, vista la definizione incerta, è chiaro se l’esacerbazione c’è e quindi se la prescrizione dell’antibiotico è giustificata. Questo complica le ricerche, soprattutto retrospettive, sull’argomento. Per maggior chiarezza è stato creato anche un punteggio clinico che prende in esame una serie di parametri volti a definire meglio la presenza e la gravità dell’esacerbazione stessa.

METODO
Questo gruppo di ricerca ha studiato la relazione esistente tra l’uso di antibiotici, somministrati per via endovenosa o non endovenosa e l’esacerbazione polmonare definita secondo punteggio clinico (Rabin score modificato). La ricerca ha preso in esame i dati di uno studio epidemiologico statunitense su pazienti con fibrosi cistica (ESCF) di varia età, dal 1995 al 2005. Un totale di 209.056 esacerbazioni polmonari sono state studiate, sia in relazione alla via di somministrazione dell’antibiotico, sia in relazione all’età dei pazienti (meno di 6 anni, 6-12 anni, 13-17 anni e più di 18 anni), per capire se nel tempo i trattamenti antibiotici per esacerbazioni polmonari sono aumentati o diminuiti. Quando è stato registrato anche il punteggio clinico dell’esacerbazione, sono state studiate le soglie di intervento, per capire se nel tempo i criteri per prescrivere l’antibiotico terapia sono rimasti gli stessi.

RISULTATI
Risulta dallo studio ESFC che nei pazienti FC americani nel periodo 1995 -2005 sono stati eseguiti 209.056 trattamenti antibiotici. Di questi il 50.9% è stato per via endovenosa, il 49.1% per altra via. Sembra evidente una tendenza generale alla diminuzione dell’incidenza di trattamenti antibiotici nel corso del tempo, che è data soprattutto dalla diminuzione di quelli per via endovenosa, diminuzione più accentuata nei pazienti adulti rispetto a quelli di altra età. Per contrasto nei pazienti più giovani (al di sotto dei 12 anni) risulta aumentato l’uso di antibiotici per via diversa da quella endovenosa. E in particolare sembra che siano cambiate le soglie d’intervento, ovvero i bambini al di sotto dei 6 anni d’età sono trattati con antibiotici anche in presenza di sintomi respiratori non severi.

CONCLUSIONI
La ricerca conferma i problemi legati ad un’incerta definizione di esacerbazione respiratoria. Ma offre spunti interessanti: è possibile che la diminuzione dei trattamenti antibiotici per via endovenosa negli adulti FC rispecchi il miglioramento del loro stato di salute e che invece nei pazienti più piccoli sia stata adottata una strategia più aggressiva. La ricerca non dice se il miglioramento negli adulti sia in relazione con il cambiamento di strategia nei più piccoli. In base a questi dati si potrebbe ipotizzare (ma non è dimostrato) che i pazienti arrivino all’età adulta in migliori condizioni perché prima sono stati trattati più aggressivamente. Ulteriori studi dovranno confermare questa promettente ipotesi.