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16 Marzo 2013

Trapianto di polmone: risultati di un Centro trapianti italiano in 101 pazienti con Fibrosi Cistica

Laura Minicucci, Centro Regionale Ligure FC, Ospedale Gaslini,Genova

Il trapianto polmonare è un’ arma terapeutica, allo stato attuale, insostituibile nelle fasi più gravi di insufficienza respiratoria. La Fibrosi Cistica, che è per frequenza, la prima indicazione per trapianto polmonare in età pediatrica e la terza in età adulta, è associata alla sopravvivenza migliore tra tutte le condizioni morbose sottoposte a questa procedura. In questo studio (1) gli Autori, operatori del Centro Trapianti dell’Università di Roma la Sapienza, hanno rivisto i risultati ottenuti nel corso del periodo novembre 1996-maggio 2011 nell’ambito di una casistica di 101 pazienti FC trapiantati. Al momento del trapianto i pazienti avevano un’età media pari a 27 ± 14 anni e un FEV1 medio pari a 22± 8%. Il tempo medio in lista d’attesa era stato di 12 ± 5 mesi e il tempo medio di follow up post trapianto era stato di 75± 26 mesi.

Nel periodo pre-trapianto erano stati sottoposti a intubazione tracheale dieci pazienti e a procedura di ossigenazione extracorporea (Extracorporeal Membrane Oxygenation = ECMO) 5 pazienti. Un trapianto doppio lobare in un caso e due pneumoplastiche riduttive in due casi erano state effettuate a causa di dimensioni dell’organo del donatore inadeguate al ricevente. Tre pazienti erano stati sottoposti a re-trapianto.

La sopravvivenza complessiva a 1, 3, 5, 10 anni era risultata pari a 79%, 65%, 58%, e 42% rispettivamente. La sopravvivenza dei dieci pazienti portatori di B. cepacia (considerato fattore di rischio) era stata del 72% dopo 4 anni. Dopo il primo anno post-trapianto i pazienti avevano raggiunto un FEV1 medio pari a 85%. Il decorso post-trapianto era stato complicato da problemi chirurgici nel post operatorio nel 40% dei casi, essendo però il rigetto d’organo precoce e la sepsi i motivi più frequenti di insuccesso nei primi mesi. Il quadro di bronchiolite obliterante(BOS) associato a rigetto cronico dell’organo trapiantato era stata la più frequente complicanza tardiva (49% dei pazienti).

La tecnica chirurgica intra-operatoria era stata variata nel corso dell’anno 1999 e il protocollo terapeutico post trapianto era stato variato nel corso degli anni, fino all’introduzione dell’azitromicina come prevenzione della comparsa di BOS, 4 anni prima della raccolta dei dati.

Tecniche invasive, come ECMO, utili per supportare il paziente in grave insufficienza respiratoria nel periodo pre-trapianto, non sembravano aver influito sull’esito del trapianto stesso.

Gli Autori commentano i loro dati affermando che, nonostante il miglioramento delle tecniche chirurgiche e dei protocolli terapeutici, i risultati ottenuti a tutt’oggi nel trapianto polmonare devono essere migliorati. Punti chiave per raggiungere questo obbiettivo devono essere considerati una definizione più accurata delle caratteristiche del paziente da mettere in lista d’attesa, una migliore comprensione del possibile impatto di tecniche invasive nel pre trapianto e del peso di alcuni fattori di rischio, soprattutto la presenza di B.cepacia in escreato, sull’esito del trapianto stesso.

Va detto che i risultati riferiti dagli Autori si riferiscono ad un arco di tempo molto ampio valutato tutto insieme (15 anni) e non per periodi, ad esempio per quinquenni, come fatto nell’analisi dei risultati della Rete Nazionale Trapianti (vedi Brochure del X Seminario di Primavera, Trapianto Polmonare FC). Se la numerosità dei soggetti fosse stata maggiore, avrebbe permesso di scomporre in questo modo i risultati e si sarebbe con tutta probabilità evidenziata quella netta tendenza migliorativa che oggi caratterizza il dato della sopravvivenza FC dopo trapianto polmonare.

Mancano, però, in questo studio, informazioni importanti relative all’esito dei pazienti in lista d’attesa, con particolare riferimento alla possibilità resasi recentemente disponibile di utilizzare ECMO come opzione terapeutica di sostegno in condizioni respiratorie molto gravi. Recentemente (3), è stato affermato infatti che ECMO, utilizzato in 31 pazienti con insufficienza respiratoria terminale associata a diversi quadri di bronco pneumopatia cronica (6/31 pazienti con FC) e per un periodo medio di 14 giorni (range 3-53 giorni) aveva permesso ai pazienti con esso trattati di giungere al trapianto. A conferma di quanto riferito nell’esperienza del Centro Trapianti di Roma, l’utilizzo di ECMO nel pre-trapianto non aveva avuto ricadute negative nel post-trapianto.

Conclusivamente, questo lavoro ha dimostrato che, anche in Italia, i risultati del trapianto polmonare sono buoni e rappresentano una valida opportunità per quei pazienti che non possono più avvalersi di benefici associati ai protocolli medici in uso. Le nuove tecniche invasive riescono a permettere un prolungamento del tempo d’attesa per accedere al trapianto e non sembrano influire negativamente sull’esito del trapianto stesso.

1) Diso D “Lung transplantation for Cystic Fibrosis: Outcome of 101 Single-Center Consecutive Patients” Transplantation Proceedings.. 2013, 45, 346-348
2) Hoopes C.” Extracorporeal membrane oxygenation as a bridge to pulmonary transplantation” The Journal of Thoracic and Cardiovascolar Surgery. 20132013 DOI. 10.1016