Quattro grandi centri (Londra, Minneapolis, Toronto e Verona) hanno studiato una popolazione selezionata di malati FC (366 soggetti complessivamente) che avevano alla fine dell’anno 2004 quarant’anni e oltre. Scopo della ricerca capire se queste persone avessero caratteristiche che li rendono “diversi” dagli altri e li predispongono a vivere più a lungo. Per questo sono stati raccolti e analizzati i principali dati clinici (modalità di diagnosi, genotipo, sufficienza/insufficienza pancreatica, esame dell’escreato, indici nutrizionali,funzionalità respiratoria) e la storia dei principali eventi o complicanze della loro malattia: trapianto di polmone, diabete, emottisi. Londra, Minneapolis,Toronto e Verona hanno contribuito per 115, 89, 115, 47 malati rispettivamente.
Il fatto di includere nel gruppo in studio i soggetti trapiantati ci sembrerebbe piuttosto discutibile: i trapiantati costituiscono rispettivamente il 19% e il 18% dei malati di Londra e Toronto (grandi centri di riferimento per il trapianto di polmone) mentre a Minneapolis e a Verona sono l’11% e il 2% rispettivamente. Forse questi malati meriterebbero una valutazione distinta dagli altri (quanto sarebbero vissuti senza trapianto?). Ma se si condivide la scelta dei ricercatori di considerare il trapianto polmonare un “evento” nel corso della vita dei malati FC, ecco i risultati principali per il gruppo complessivo. A Londra, Toronto e Minneapolis la maggior parte di questi soggetti sono stati diagnosticati nell’infanzia; mentre a Verona in oltre la metà dei casi sono stati diagnosticati sopra i 18 anni (questo lascia supporre forme di malattia “miti” a diagnosi tardiva). Anche il genotipo è diverso fra i malati dei vari centri: omozigoti per DF 508 (DF508/DF508) sono circa il 45 % del totale a Londra e Minneapolis, ma solo il 26% a Toronto e circa il 9% a Verona. Questo riflette la differente distribuzione delle mutazioni del gene CFTR, che in Italia è meno presente che nelle popolazioni anglosassoni e in quelle da loro derivate, come le popolazioni nordamericane; mentre secondo gli autori, Toronto risente di una forte immigrazione di popolazioni dell’area mediterranea e quindi ha una scarsa frequenza di DF 508. La differenza in termini di genotipo spiega anche perché a Verona e a Toronto i soggetti sopra quaranta anni con sufficienza pancreatica siano circa la metà del rispettivo gruppo (59% a Verona, 43% a Toronto), mentre siano solo una minoranza a Londra (16%) e a Minneapolis (21%).
E’ importante notare che, nonostante le differenze (statisticamente significative) in termini di genotipo, i valori di funzionalità respiratoria e gli indici dello stato di nutrizione (BMI) registrati nel controllo più vicino all’età di quarant’anni sono notevolmente simili nei soggetti di tutti e quattro i centri. Questo ci conferma l’influenza importante, sull’andamento della malattia, di fattori diversi dalle mutazioni del gene CFTR: per esempio, fra gli altri fattori genetici, i geni modificatori che regolano la risposta infiammatoria alle infezioni; oppure, fra i fattori non genetici, l’influenza delle cure stesse.
Fatto sta che, se una differenza deve essere segnalata far questi ultra quarantenni, questa riguarda lo stato nutrizionale: il BMI (indice che mette in relazione il peso con l’altezza), che ha valori mediamente nella norma per tutti i soggetti, è più alto nei maschi e nei soggetti, maschi e femmine, con pancreas sufficiente.
Un altro dato interessante è che il BMI dopo i quaranta anni risulta stabile, anzi sembrerebbe indicare una tendenza all’aumento (in media 0.1unità /anno). Questo significa che questi soggetti invecchiando riescono a mantenere (se non a migliorare) uno stato nutrizionale adeguato.
I valori di funzionalità respiratoria dopo i quaranta anni invece tendono a una diminuzione, che sembra essere però, in media, molto modesta (0.4% per anno): l’entità di questo decremento, dicono i ricercatori, è molto piccola rispetto agli standard delle età precedenti e può riflettere una relativa stabilità che questi pazienti acquisiscono. Infine, la costruzione delle curve di sopravvivenza per i malati di tutti e quattro i centri mostra che esse sono simili e suggerisce che gli ultraquarantenni di oggi hanno il 50% di probabilità di arrivare a superare i cinquanta anni e il 35% di probabilità di superare i sessanta.
1) Hodson M, Simmonds NJ et all ” An international/multicentre report on patients with cystic fibrosis /CF) over the age of 40 years” Journal of Cystic Fibrosis 2008 Aug 18; PMID18715831