Alcune specie del Burkholderia cepacia complex (Bcc) possono infettare i polmoni dei malati FC. Si tratta di batteri che hanno naturalmente una forte resistenza agli antibiotici. Verso questi batteri si stanno aprendo nuove prospettive di trattamento che superino i limiti degli antibiotici tradizionali. Di notevole interesse si presenta in questa direzione il recente studio di un gruppo americano del National Institute of Health, che considera la possibilità di impiegare molecole antisenso per bloccare la sintesi di una specifica proteina, denominata acpP, essenziale per la crescita dei batteri del B. cepacia complex (1). Queste molecole antisenso sono corte sequenze di nucleotidi capaci di legarsi ad uno specifico RNA messaggero impedendo che il codice del DNA di un determinato gene venga trasmesso per la sintesi di quella specifica proteina. Nello specifico di B.cepacia, il blocco della sintesi di acpP toglie in pratica la vita al batterio e ne impedisce la replicazione. La molecola sintetizzata da questo gruppo viene coniugata ad un peptide (corta proteina) che ne facilita l’ingresso nella cellula batterica e la rende resistente alla degradazione operata abitualmente dall’enzima ribonucleasi su RNA messaggero. Questo oligomero (PPMOs, così è definita la sequenza di questa molecola) ha una bassissima probabilità di legarsi a sequenze eventualmente simili di pertinenza dell’organismo che ospita il batterio, pertanto con un trascurabile rischio di tossicità.
Lo studio ha avuto una eccellente efficacia in vitro utilizzando leucociti neutrofili infettati con B. cepacia multivorans, ma soprattutto in vivo, utilizzando topi con malattia granulomatosa cronica: si è ottenuta una riduzione di mortalità di circa l’80% e nei topi trattati che sono sopravvissuti si sono osservati solo modesti danni nei vari organi.
Questo studio conferma i risultati ottenuti con i PPMOs verso altri batteri ed anche verso vari virus. In sostanza siamo di fronte ad una nuova e promettente strategia per combattere le infezioni, una strategia che tende a superare i limiti degli antibiotici puntando direttamente al silenziamento di geni essenziali per la vita e la replicazione dei batteri e dei virus (2). Naturalmente, c’è ancora della strada da fare, soprattutto per ottenere prodotti completamente privi di tossicità e per definire le vie di somministrazione e i dosaggi più efficaci e tollerati.