Migliorare l’idratazione del muco nelle vie respiratorie è uno dei più importanti obiettivi terapeutici della broncopneumopatia FC. Il Mannitolo è un farmaco correntemente utilizzato in altre patologie, poiché possiede un elevato potere osmotico (rchiama acqua), essendo in grado di aumentare il contenuto di acqua nei vari tessuti dell’organismo. Il razionale di questo recente studio (1), sponsorizzato dalla industria farmaceutica produttrice del farmaco, poggia, quindi, sulla ipotesi che il Mannitolo, se inalato, possa richiamare acqua nel lume delle vie respiratorie rendendo il muco più fluido e, di conseguenza, di più facile eliminazione. Precedenti studi, in una casistica limitata di pazienti, avevano dimostrato che Mannitolo per via inalatoria, somministrato per due settimane alla dose di 400 mg due volte al giorno, risultava ben tollerato ed efficace. Questo studio si è proposto di confermare tale risultato su una casistica molto più numerosa e per un tempo più prolungato.
Sono stati arruolati 389 pazienti di età maggiore di 6 anni, con una funzionalità respiratoria medio-alta e in regolare follow-up presso alcuni Centri FC di Australia, Irlanda, Nuova Zelanda e Gran Bretagna. Il protocollo ha previsto la suddivisione a caso dei pazienti in due gruppi. Entrambi i gruppi hanno effettuato, per 26 settimane due volte al giorno, terapia per inalazione di mannitolo polvere secca (10 capsule somministrate con apposito inalatore per un tempo di somministrazione pari a 2-5 minuti), alla dose di 400 mg un gruppo (gruppo A) e di 50 mg il gruppo di controllo (gruppo B). Ai pazienti di entrambi i gruppi, alla fine delle 26 settimane, è stata somministrata, per altre 52 settimane, la dose di 400 mg x2 /die. Durante lo studio non era ammesso l’uso di salina ipertonica per aerosol, ma era permessa la terapia con rhDNase. L’efficacia del farmaco è stata valutata sulla base delle variazioni delle prove di funzionalità respiratoria (FEV1 %) e sulla base del numero delle riacutizzazioni infettive nel periodo di studio. La tollerabilità del farmaco è stata valutata sulla eventuale comparsa di sintomi clinici ad esso correlati e sulla alterazione di parametri di laboratorio ematologici e della funzionalità renale ed epatica.
Un totale di 198 pazienti hanno concluso le 26 settimane della prima fase dello studio. Di questi, 170 hanno concluso anche la seconda fase. I risultati hanno dimostrato che FEV1 è statisticamente migliorato nel gruppo A in misura maggiore rispetto al gruppo B e che nei pazienti del gruppo B l’incremento dei valori di funzionalità respiratoria, nella seconda fase dello studio (con somministrazione di mannitolo alla dose di 400 mg x 2 come nel gruppo A), è risultato pari a quello del gruppo A. Non sono state dimostrate differenze tra i due gruppi in merito al numero delle riacutizzazioni respiratorie. Non sono state dimostrate differenze tra i due gruppi in merito a effetti collaterali ematologici e sulla funzionalità epatica e renale. Effetti collaterali indesiderati a carico dell’apparato respiratorio (emottisi, tosse irritativa, dolore di gola) sono risultati più frequenti nel gruppo A. Non sono state rilevate differenze associate all’uso di rhDNase nel protocollo terapeutico seguito dai pazienti.
Nella Discussione gli Autori affermano che Mannitolo ha dimostrato una buona efficacia e una accettabile tollerabilità e che questa terapia può avere un impatto positivo sulla evoluzione della broncopneumopatia in FC.
A commento delle conclusioni degli Autori, devono essere fatte peraltro alcune considerazioni. Il miglioramento di FEV1 statisticamente associato alla dose maggiore di Mannitolo è, di fatto, mediamente, pari a meno di 100 ml e quindi non è clinicamente molto rilevante. Riguardo alla tollerabilità del farmaco va sottolineato che solo la metà dei pazienti arruolati sono giunti al termine della prima fase dello studio. Circa il 10% dei pazienti, infatti, avevano dimostrato, al test di prova del farmaco, comparsa di broncospasmo e non erano quindi entrati nello studio stesso. I pazienti del gruppo A, inoltre, si sono ritirati, nella prima fase di 26 settimane, in numero doppio rispetto ai pazienti del gruppo B, per la comparsa di effetti collaterali. Se è vero, infine, che Mannitolo si è dimostrato efficace anche in pazienti già in terapia con rhDNase, dimostrando quindi la potenziale utilità di affiancare le due terapie aerosoliche, nulla è stato indagato sul confronto tra Mannitolo e soluzione ipertonica, che ha il medesimo meccanismo d’azione e forse minori effetti collaterali.
Conclusivamente, può essere affermato che questo studio ha dimostrato che Mannitolo per via aerosolica può essere uno strumento utile in FC, anche se non sembra comportare un miglioramento importante nell’evoluzione della broncopneuopatia ed è comunque necessario osservare con attenzione la comparsa di effetti collaterali ad esso associati.
Dr. Laura Minicucci
Centro Regionale Ligure FC, Istituto “G. Gaslini”, Genova