Uno studio policentrico americano (1) ha indagato se l’uso continuativo del DNAse sia efficace nel rallentare la tendenza alla diminuzione dei livelli di funzionalità respiratoria che è caratteristica della patologia polmonare FC. Il DNase (Pulmozyme) è quel farmaco che digerisce le fibre di DNA liberate dai globuli bianchi presenti nelle secrezioni bronchiali infette e in questo modo rende l’escreato più fluido. I risultati dello studio suggeriscono che l’uso protratto per due anni del DNase, in soggetti che prima non l’avevano mai usato, rallenta la diminuzione della FEV1 (= volume espiratorio forzato in 1 secondo) nei pazienti di età compresa fra gli 8 e i 17 anni, mentre al di sopra dei 18 anni il vantaggio non raggiunge significatività statistica.
Si tratta di una ricerca condotta prospetticamente valutando i pazienti di cinque centri americani nel periodo 1994-2005. I pazienti inclusi (di età compresa fra 8 e 38 anni) sono stati suddivisi in due gruppi: un gruppo di 2230 pazienti trattati con DNase e un altro non trattato, composto di 5970 casi (gruppo di controllo). Del gruppo trattato vengono raccolti i dati della FEV1 nei due anni precedenti l’introduzione del DNase e nei due anni successivi; del gruppo di controllo lo stesso, due anni prima e due anni dopo una certa data (=data indice), corrispondente all’ingresso in studio, comunque sempre senza DNase. Sulla scorta di questi dati è stato costruito il “trend” annuale della funzionalità respiratoria, che è stato confrontato all’interno di ogni gruppo (prima e dopo DNAse e prima e dopo la data indice) e fra i due gruppi.
Il gruppo di pazienti in cui è stato inserito il DNase ha fatto registrare un significativo aumento del FEV1 subito dopo l’inizio del trattamento (+ 3,95% nella fascia d’età 8-17 anni, p<0,001; +2,64% nella fascia d’età 18-38 anni, p<0,001). Dopo il miglioramento iniziale la FEV1 tendeva a diminuire ma più lentamente del previsto nel gruppo di età 8-17 anni, mentre il trend non si modificava significativamente nei più grandi. Per quanto riguarda il gruppo di controllo, il declino di FEV1 si verificava secondo le previsioni soprattutto nel gruppo 8-17, era meno rilevante nei più grandi.
Lo studio peraltrio ha un limite importante: il gruppo trattato con DNase era composto da pazienti che avevano mediamente più bassi valori di FEV1 degli altri, inoltre peggiore stato nutrizionale e maggior frequenza di Pseudomonas nell’escreato. In sostanza, i trattati avevano una pneumopatia più avanzata e sappiamo che questa è associata con un più lento declino del FEV1; inoltre assumevano più farmaci, in particolare dopo l’introduzione di DNase fanno più antibiotici per aerosol. Perciò, sembra molto criticabile aver messo a confronto gruppi in partenza clinicamente diversi, ci sarebbe voluto un vero e proprio “gruppo controllo”, con caratteristiche cliniche sovrapponibili.
Se non ci fosse questo limite, potremmo con maggior fiducia condividere le conclusioni degli autori, che dicono che la terapia con DNase porta ad un immediato aumento del FEV1 ed è associata in seguito ad un rallentamento del declino di FEV1 per almeno 2 anni dopo l’inizio del trattamento; e che questo avviene sicuramente nel gruppo dei pazienti fra gli 8 e i 17 anni. Non sappiamo se l’effetto benefico del DNase perduri oltre i 2 anni dall’inizio del trattamento. Inoltre non conosciamo quale sia stata nel periodo in studio la frequenza delle somministrazioni del farmaco e la reale aderenza alla sua prescrizione, fattori collaterali non irrilevanti ai fini della sua reale efficacia.
1. Konstan MW, Wagener JS, Pasta DJ, Millar SJ, Jacobs JR, Yegin A, Morgan WJ for the Scientific Advisory Group and the Investigators and Coordinators of the Epidemiologic Study of Cystic Fibrosis. : “Clinical Use of Dornase Alfa is associated with a slower rate of FEV1 decline in cystic fibrosis” Pediatr Pulmonol 2011; 2011 Mar 24. doi: 10.1002/ppul.21388. [Epub ahead of print]