La pandemia di Covid-19 ha messo a dura prova l’assistenza sanitaria, in particolar modo nei confronti delle persone con fibrosi cistica (FC) che si sottoponevano a controlli regolari per monitorare la loro salute e per lungo tempo non hanno potuto recarsi alle visite per l’alto rischio di infezione da SARS-CoV-2.
La telemedicina, cioè l’uso di nuove risorse tecnologiche per effettuare i controlli a distanza dei pazienti, si è dimostrata una valida alternativa alle visite mediche in presenza ed è diventata uno strumento irrinunciabile durante i mesi di lockdown quando l’accesso alle strutture sanitarie era da evitare.
Per fare il punto della situazione sull’uso della telemedicina in fibrosi cistica, un recente studio condotto nel Regno Unito ha raccolto le opinioni di tutte le figure professionali coinvolte nel controllo ambulatoriale delle persone con FC durante la pandemia.
Dallo studio emerge che i vantaggi per i pazienti e le loro famiglie sono indubbi e vanno dal minore rischio di contrarre infezioni al risparmio di “tempo e denaro” per le visite in presenza, al contatto “de visu” con il medico soprattutto se le condizioni ambientali impongono l’uso della mascherina naso-faringea.
Tuttavia, non sempre gli strumenti elettronici a disposizione per i controlli medici si sono dimostrati semplici da usare o esaustivi per gli esami clinici. L’indagine ha anche evidenziato la necessità di adottare approcci personalizzati, che si possano adattare di volta in volta alle esigenze della persona con fibrosi cistica.
Per saperne di più
La telemedicina è la fornitura di servizi sanitari attraverso comunicazioni digitali, come videochiamate, messaggi di testo, app sanitarie per il cellulare e sistemi di monitoraggio remoto dei pazienti.
Negli ultimi anni la possibilità di avvalersi di nuove risorse tecnologiche per effettuare controlli a distanza dei pazienti ha assunto un posto sempre più di rilievo nel campo della medicina. In particolare nell’ambito dell’assistenza sanitaria alle persone con fibrosi cistica, la telemedicina si è molto diffusa nei vari Centri di Cura in Europa perché in grado di superare molti degli inconvenienti e dei problemi di sicurezza relativi agli appuntamenti di persona.
L’assistenza alle persone con FC si basa su protocolli di monitoraggio che prevedono, a intervalli di tempo costanti, esami di laboratorio/strumentali e visite cliniche, a cui si aggiungono controlli ad hoc, all’occorrenza, per singoli problemi specifici. Questo tipo di follow-up, che ha contribuito in modo rilevante a migliorare la prognosi della malattia, si presta a essere eseguito anche a distanza, grazie appunto alla telemedicina. Ma quali sono gli aspetti, positivi e negativi, a essa associati? Uno studio inglese si è proposto di fare luce su questo argomento, andando a raccogliere le opinioni di tutte le figure professionali coinvolte nel controllo ambulatoriale delle persone con FC: il medico, l’infermiere, il fisioterapista, lo psicologo e, in alcuni Centri, il farmacista.
I risultati dello studio
I dati raccolti hanno messo in luce i considerevoli pregi associati alla telemedicina: la possibilità di evitare i contagi interpersonali che potrebbero favorire la comparsa di nuove colonizzazioni delle vie respiratorie, anche al di là del problema associato all’infezione Covid-19; un risparmio significativo di “tempo e denaro” da parte dei pazienti e delle loro famiglie, che potrebbe permettere una maggiore assiduità dei controlli; una migliore qualità della comunicazione, che si giova, soprattutto se la normativa vigente impone l’uso della mascherina, della possibilità di un rapporto faccia a faccia con il paziente.
Sono però stati sottolineati anche i limiti della telemedicina: la necessità di delegare alla persona con FC l’esecuzione di esami importanti come le prove di funzionalità respiratoria, l’impossibilità di esecuzione di manovre anche moderatamente invasive, come per esempio la raccolta di escreato dopo stimolazione adeguata e, soprattutto, l’impossibilità di procedere all’esame obiettivo del paziente. Una visita a distanza, infatti, impedisce la raccolta di parametri clinici irrinunciabili e ottenibili solo dall’esame diretto dei vari organi e apparati.
La conclusione degli autori dello studio, che condividiamo, è che la telemedicina non può sostituire del tutto le visite ambulatoriali in presenza, ma, affiancandosi a esse, può apportare effetti positivi sulla modalità di cura delle persone con FC. Ulteriori approfondimenti in questo campo saranno necessari soprattutto per migliorare l’efficienza e l’affidabilità degli esami strumentali a domicilio e della raccolta e invio dei campioni biologici per gli esami di laboratorio.