Factors influencing the acquisition of Stenotrophomonas maltophilia infection in cystic fibrosis patients.
Stanojevic S, Ratjen F, Stephens D, Lu A, Yau Y, Tullis E, Waters V.
J Cyst Fibros 2013 Jun 8. pii: S1569-1993(13)00085-4. doi: 10.1016/j.jcf.2013.05.009. [Epub ahead of print]
PREMESSE
Abbiamo molte conoscenze sull’acquisizione del batterio Pseudomonas aeruginosa, e di come evolve la sua infezione nei soggetti affetti da fibrosi cistica. Poco sappiamo invece del ruolo di Stenotrophomonas maltophilia (SM), un batterio che si ritiene tra i principali responsabili di riacutizzazioni respiratorie. Questo lavoro si è proposto di indagare i fattori di rischio per l’acquisizione iniziale di SM, conoscerne l’evoluzione della prima infezione e le caratteristiche cliniche associate all’evoluzione.
METODO
601 pazienti FC, in grado di eseguire una spirometria e di produrre un campione di escreato, seguiti dal 1997 al 2008 presso il centro fibrosi cistica di Toronto (Canada), sono stati suddivisi in 2 gruppi: quelli che non hanno mai acquisito SM (gruppo 1) e quelli che lo hanno acquisito (gruppo 2). Sono state rilevate e confrontate nel tempo, con modelli statistici sofisticati, le seguenti variabili: terapia antibiotica specifica anti-SM; cicli antibiotici (orali, endovena e inalatori), stato nutrizionale, FEV1; infezione da altri batteri (Pseudomonas aeruginosa, Burkholderia coepacia, Staphylococcus aureus, Haemophilus influenzae, Aspergillus fumigatus).
RISULTATI
Nei 12 anni di osservazione il 25,1% dei pazienti (che hanno età mediana 12 anni, minimo 4,5 massimo 24) si è infettato con SM: i bambini si sono infettati più dei giovani, con il crescere dell’età il rischio di infezione da SM sembrava diminuire. I pazienti che erano infetti cronicamente con Pseudomonas aeruginosa o Burkholderia coepacia o Aspergillus fumigatus avevano meno probabilità di acquisire SM. Un più rapido declino della FEV1 era associato ad una maggiore probabilità di acquisire SM. Un maggior uso di antibiotici per bocca (ciprofloxacina e antibiotici anti Stafilococco come cefalexina e cloxacillina) era associato con minore acquisizione di SM. Gli autori hanno poi suddiviso i pazienti in studio in 3 sottogruppi: quelli con infezione persistente (la maggioranza delle colture positive per SM) (13%); con infezione rara (la maggioranza delle colture negative, al massimo una positività in un anno) (61%); con infezione superata (solo occasionali colture positive, dopo un lungo periodo di negative) (26%). Il gruppo con infezione persistente nel tempo aveva anche il più alto numero di esacerbazioni polmonari ed era sottoposto ad un maggior numero di cicli antibiotici endovena; molto stranamente, il gruppo che non mostrava più SM nelle culture era quello in cui il FEV1 aveva più rapido declino.
CONCLUSIONI
Il lavoro è fatto in una larga casistica e su tempi lunghi. Però porta a risultati che sono spiegabili solo in base ad ipotesi: questo è il limite frequente degli studi retrospettivi che trovano delle associazioni fra gli eventi osservati e non sono in grado di dimostrarne un nesso di causalità. In base ai dati ottenuti, il profilo del paziente che va incontro a prima infezione da SM si può ipotizzare che sia quello di un bambino o adolescente con condizione polmonare di media severità, trattate fino a quel momento con antibiotici per bocca; nella maggior parte dei casi SM persiste solo se il quadro polmonare nel tempo assume caratteristiche generali più gravi (elevato numero di infezioni respiratorie e di cicli di antibiotici endovena). Non è affatto chiaro perché i pazienti che mostrano più rapido peggioramento della funzionalità respiratoria siano quelli che apparentemente si liberano di SM. Come gli autori suggeriscono, viene il dubbio che in questo contesto l’infezione da SM sia un “epifenomeno” di qualcosa d’altro che è già avvenuto, e non la causa scatenante. Per risolvere questi dubbi occorrono studi prospettici, con ipotesi e metodi di ricerca più circostanziati.