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16 Dicembre 2013

La diagnosi di fibrosi cistica a Londra e nel Sud Est dell’Inghilterra prima e dopo l’introduzione dello screening neonatale.

Dr. Laura Minicucci, Centro Regionale Ligure FC, Ospedale Gaslini, Genova

Qual è il problema

Valutare i risultati dello screening neonatale per la Fibrosi Cistica in termini d’impatto clinico ed epidemiologico.

Che cosa si sa

Per quanto riguarda l’impatto clinico si sa che l’avvio di un programma terapeutico il più precoce possibile può prevenire l’insorgenza di lesioni importanti, soprattutto a livello polmonare, nei pazienti affetti da Fibrosi Cistica.

Che cosa aggiunge questo studio

Questo studio fa il punto sui risultati ottenuti a oggi dallo screening neonatale per la FC in una regione del Regno Unito: incidenza inferiore a quella attesa (1 caso FC su 3991 nati), epoca di diagnosi precocissima (circa 20 giorni) in bambini ancora senza sintomi (52% dei casi); però, a distanza, numero di falsi negativi rilevante (10 in 4 anni).

Premesse

Lo screening neonatale della Fibrosi Cistica, oltre a permettere il trattamento di una popolazione di pazienti diagnosticata potenzialmente in condizione pre-sintomatica, fornisce conoscenze nuove sull’incidenza della malattia e sulla storia naturale della stessa. Quasi tutti i Paesi dell’Europa, del Nord America e dell’Australia hanno organizzato un programma di screening neonatale, al fine di individuare la popolazione a rischio per la malattia, che viene poi e sottoposta agli accertamenti specifici per la conferma della diagnosi di FC. I programmi di screening neonatali nel mondo hanno avuto date d’inizio e continuano ad avere modalità di esecuzione molto differenti. Nella Regione di Londra e del Sud Est del Regno Unito lo screening neonatale ha avuto inizio nel giugno 2007 con un programma che ha previsto un primo dosaggio della Tripsina Immunoreattiva (IRT), la ricerca delle più frequenti mutazioni della proteina CFTR nei neonati con valore elevato e il proseguimento delle indagini, con secondo dosaggio IRT, ampliamento della ricerca genetica e test del sudore nei neonati con almeno una mutazione della CFTR e/o con primo valore di IRT molto elevato.

Metodo

Sono entrati in questo studio (1) i bambini nati a Londra e nel Sud Est del Regno Unito nei 18 mesi precedenti ( gruppo A ) e nei 4 anni seguenti (gruppo B) all’introduzione del programma di screening neonatale ( giugno 2007). Tutti i bambini erano seguiti presso 7 Centri CF della Regione e dopo la positività ai test di screening avevano avuto la conferma della diagnosi in base alla positività del test del sudore, la presenza di due mutazioni CFTR associate alla malattia (CF- causing mutations) e/o il valore patologico del test dei potenziali nasali come misura dell’attività della proteina CFTR.

Risultati

Sono entrati nello studio 126 bambini appartenenti al gruppo A e 221 bambini appartenenti al gruppo B. I risultati più rilevanti emersi da questo studio (osservazionale retrospettivo) sono i seguenti:L’incidenza di malattia nei bambini scrinati, pari a 1/3991 nati vivi, è risultata considerevolmente inferiore a quella attesa per il Regno Unito (precedenti ricerche la collocavano intorno a 1/2415). Il dato è stato interpretato alla luce della composizione multietnica della popolazione di questa regione, che comprende etnie con incidenza di portatori molto inferiore rispetto a quella di origine caucasica.L’età media di diagnosi del gruppo B è risultata, così come atteso, notevolmente ridotta rispetto a quella del gruppo A (19-22 giorni versus 16,8 mesi). Il 10% dei pazienti del gruppo A aveva presentato una diagnosi a distanza di più di sei anni dalla comparsa dei primi sintomi evocativi della malattia. Il 52% dei bambini del gruppo B era asintomatico al momento della conferma diagnostica, mentre il 48% era già sintomatico (32% presentava già sintomi gastrointestinali, 21% scarso incremento ponderale, 4%tosse ricorrente.)L’analisi microbiologica, al momento della diagnosi, si dimostrava positiva in 35 dei 179 (20%) dei bambini esaminati nel gruppo B (31 per St.aureus e 3 per P.aeruginosa) e in 51 dei 103 (50%) dei bambini esaminati nel gruppo A (16 per St.aureus e 8 per P.aeruginosa). Nell’ambito dei bambini del gruppo B, sono stati compresi anche i 34 bambini che avevano presentato alla nascita un quadro di occlusione intestinale (ileo da meconio), anche se, in 5 di questi, il valore di IRT in quinta giornata di vita era nella norma e quindi non avrebbe indicato l’avvio dell’ iter diagnostico.Nei 4 anni di attività del programma, 10 bambini, che hanno ricevuto in seguito diagnosi di fibrosi cistica sulla base di sintomatologia specifica, erano risultati falsamente normali al test di screening.

Conclusioni

Questo studio rappresenta il primo rapporto dettagliato sull’attività di un programma di screening neonatale nel Regno Unito. Gli autori concludono affermando che certamente l’avvento dello screening ha permesso una anticipazione nella diagnosi e quindi nell’avvio dei programmi terapeutici. Sottolineano però anche che il numero relativamente alto di bambini risultati falsamente normali allo screening deve indurre i medici curanti a non abbassare il livello di guardia per formulare la diagnosi di malattia nei confronti di quei pazienti normali allo screening ma con sintomi compatibili con la fibrosi cistica.Sarà molto utile un confronto tra l’efficienza e l’efficacia della strategia di screening descritta in questo studio con quella di altri programmi realizzati in altre nazioni.

1) Lim M “Diagnosis of cystic fibrosis in London and South East England before and after the introduction of newborn screening”. Arch Dis Child. 2013 Nov 15. doi: 10.1136