La coltura batterica di secreti respiratori è abitualmente impiegata nei centri CF con l’intento di monitorare la flora batterica che colonizza l’albero respiratorio. Si sa che l’ideale per un tale esame è il poter disporre di materiale di provenienza dalle profonde vie aeree. Per i pazienti che espettorano lo sputo, specie se ottenuto dopo drenaggio delle secrezioni e robusta tosse, si ritiene rappresentativo della situazione nelle basse vie aeree, anche se il prelievo ideale sarebbe quello ottenuto con l’assai invasivo broncoaspirato mediante broncoscopia. Per i pazienti che non espettorano si accettano abitualmente alcuni compromessi: alcuni centri fanno un generoso tampone sul faringe posteriore (orofaringe) e sulle tonsille; altri preferiscono aspirare materiale nasofaringeo con un sondino introdotto nel naso fino alla maggior profondità possibile del faringe. Altri ancora aspirano con sondino e siringa materiale che si raccoglie nell’ipofaringe (la parte più bassa del faringe) dopo una seduta di drenaggio bronchiale con stimolazione vigorosa della tosse.
Un gruppo di studio dell’ospedale pediatrico di Toronto (Canada) ha confrontato i risultati batteriologici ottenuti con il tampone di gola rispetto a quelli ottenuti con l’aspirazione manuale tramite sondino nasofaringeo in pazienti CF che non espettorano (1).
Lo studio concerne 49 casi di pazienti CF di età compresa tra i 6 mesi e 10 anni. Non sono state riscontrate significative differenze tra gola e nasofaringe per quanto concerne i tre più comuni patogeni che si riscontrano in CF: Staphylococcus aureus, Haemophilus infuenzae, Pseudomonas aerugionosa. Differenze significative tra le due modalità di prelievo sono state invece osservate per altri batteri, peraltro di scarsa rilevanza patogena in CF, come Streptococcus pneumoniae e Moraxella catharralis: presenti nel 19% dei casi con tampone di gola e nel 57% di casi con l’aspirazione nasofaringea.
Gli autori ipotizzano che i batteri “minori” riscontrati nell’aspirato nasofaringeo probabilmente sono abituali colonizzatori delle alte vie aeree (naso in particolare) e che quindi dal punto di vista pratico non fa differenza usare le due modalità se l’obiettivo è quello di identificare i più comuni batteri patogeni in CF.
Noi crediamo che per i bambini che non espettorano la terza modalità, non considerata in questo studio, l’aspirazione diretta con sondino in ipofaringe (introdotto per bocca) dopo drenaggio e tosse profonda, offra un ragionevole vantaggio rispetto alle altre due, perché punta a far emergere, con fisioterapia e tosse, materiale più profondo e meno contaminato da flora batterica delle alte vie aeree e della cavità orale. Ma di questa modalità non conosciamo accurate valutazioni cliniche. Una nuova possibilità forse da incoraggiare per i non-espettoratori è quella di ottenere il cosiddetto “sputo indotto”, modalità peraltro già ben sperimentata in altre patologie respiratorie dell’adulto: si tratta di ottenere con tosse (o con aspirazione ipofaringea) piccole quantità di sputo dopo inalazione di una soluzione di sale ad alta concentrazione; ma anche per questa meriterebbe realizzare uno studio di validazione nei pazienti CF (tecnica peraltro non ancora raccomandata nei bambini più piccoli).
1) Taylor L, et al. Comparison of throat swabs and nasopharyngeal suction specimens in non-sputum-producing patients with cystic fibrosis. Pediatric Pulmonology. 2006;41:839-843