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17 Aprile 2012

Il risultato dell’antibiogramma sembra non influenzare la risposta alla terapia antibiotica nei bambini FC.

Dott. Natalia Cirilli, Centro Regionale Fibrosi Cistica delle Marche, Ancona

Presso il Centro Fibrosi Cistica di Nottingham (Inghilterra) è stata realizzata una ricerca (1) che si è proposta di studiare la reale utilità dell’esecuzione dell’antibiogramma (ATB), cioè di quel test che saggia la sensibilità agli antibiotici dei batteri isolati dai secreti respiratori dei pazienti FC. L’indagine si è svolta in maniera retrospettiva e ha riguardato pazienti in età pediatrica, con infezione cronica da Pseudomonas aeruginosa, seguiti presso questo centro nel periodo Gennaio 2005-Novembre 2010. Sono stati inclusi nello studio 40 pazienti che sono stati sottoposti a esame batteriologico dell’escreato con antibiogramma a ogni visita e in occasione di esacerbazione infettiva. Così è suggerito dal CF Trust (organizzazione inglese che supporta la ricerca e fornisce informazioni a pazienti affetti da FC e loro familiari) e così viene fatto nella larga maggioranza dei centri di ogni paese.

Nei cinque anni di osservazione i 40 pazienti hanno ricevuto terapia antibiotica somministrata con varia modalità (per bocca, per bocca e per endovena, esclusivamente per endovena). Sono stati studiati in particolare 23 di loro, trattati con ciclo di terapia antibiotica per via endovenosa (per un totale di 103 cicli). L’età media al primo ciclo di terapia antibiotica endovena era di 9 anni (range: 1-14 anni) e il numero di cicli endovena era in media di 4 (range: 1-17). Come succede in tutti i centri, l’antibiotico era iniziato in genere su base “empirica” (= per tentativo) o sulla scorta del risultato di esami dell’escreato e antibiogramma precedenti. Quando poi era disponibile il risultato dell’escreato e dell’antibiogramma eseguito in occasione dell’inizio del trattamento, era controllata la concordanza fra la scelta iniziale e le informazioni che l’esame forniva.

Sono stati analizzati 97/103 (94,2%) antibiogrammi. In 34 (33%) i cicli di terapia endovena sono stati somministrati ai pazienti antibiotici cui lo Pseudomonas risultava, secondo l’ATB, sensibile; in 17 (16,5%) sono stati somministrati antibiotici a cui lo Pseudomonas risultava resistente; in 46 (44,7%) sono stati somministrati antibiotici a cui lo Pseudomonas risultava parzialmente sensibile. E’ interessante il fatto che i ricercatori riportano che solo in 3 occasioni l’antibiotico è stato cambiato durante il ciclo di terapia endovena, 2 volte per la scarsa risposta clinica, 1 volta su richiesta dei genitori.

Misurando la variazione del FEV1 (% predetto), il BMI (indice di massa corporea) all’inizio e alla fine del ciclo endovena e il tempo intercorso fino alla successiva riacutizzazione e/o ciclo endovena, non è stata trovata nessuna associazione statisticamente significativa tra l’andamento di questi dati e il fatto che gli antibiotici somministrati risultassero attivi o non attivi in base all’antibiogramma. In altri termini, la risposta clinica positiva, ottenuta nella maggioranza dei cicli antibiotici eseguiti, era indipendente dal risultato dell’antibiogramma e si raggiungeva sia quando l’antibiotico, secondo l’antibiogramma, era attivo sia quando era parzialmente o completamente resistente.

La conclusione di questo studio, seppure basato su pochi pazienti, ci induce ancora una volta a riflettere sull’effettiva utilità di eseguire a ogni visita clinica o a ogni riacutizzazione polmonare questo test di sensibilità agli antibiotici. Si tratta di un test in vitro che non riproduce esattamente le condizioni di vita del batterio in vivo, ossia nel polmone del paziente dove si verifica l’episodio infettivo. La maggior parte dei batteri che infettano l’albero respiratorio dei pazienti FC cresce attraverso la formazione di “biofilm” ed è nei confronti di questo che andrebbe anche saggiata l’attività degli antibiotici (per altre informazioni si può vedere vedere l’aggiornamento riportato sotto in 2.). E’ necessario arrivare alla messa a punto

di un valido modello in vitro che riproduca quanto più fedelmente possibile le condizioni di vita dei batteri nei polmoni dei pazienti FC.

1. Hurley MN, Amin Ariff AH, Bertwenshaw C, Bhatt J, Smyth AR. Results of antibiotic susceptibility testing do not influence clinical outcome in children with cystic fibrosis. J Cyst Fibros 2012,[Epub ahead of print]
2. Predire la risposta clinica di un ciclo antibiotico testando in vitro la sensibilità agli antibiotici su “biofilm” batterico, 16/4/2009