I batteriofagi (letteralmente “mangiatori di batteri”) sono virus particolari che attaccano specificamente ed uccidono diversi tipi di batteri. Essi sono innocui per le cellule dei mammiferi e sono molto specifici, cioè ciascuno di essi è attivo solo contro una specie batterica. Essi si moltiplicano in maniera esponenziale entro le cellule batteriche e mutano con frequenza più alta di quanto mutino i batteri, assicurando quindi una risposta pronta contro i batteri diventati eventualmente resistenti ai fagi. Questo della specificità dei batteriofagi può essere un limite al loro pratico impiego nel trattamento delle infezioni perché bisognerebbe disporre di fagi per ciascuno dei possibili batteri in causa nell’infezione. Già negli anni ’40 era stata ventilata la possibilità di trattare le infezioni con batteriofagi. Ma le scarse conoscenze di quei tempi e la mancanza di tecnologie atte a produrre batteriofagi adeguati resero deludenti i primi esperimenti terapeutici. Negli ultimi anni, sulla spinta dell’aumento delle resistenze agli antibiotici per molte specie batteriche, si è ravvivato l’interesse per i batteriofagi. Oggi è possibile produrre su larga scala batteriofagi privati anche di possibili tossine interne che potrebbero disturbarne l’impiego terapeutico. Si conoscono già studi iniziali di trattamento aerosolico con batteriofagi nell’uomo di parecchi anni orsono. Recentemente sono stati isolati batteriofagi specifici per le specie di Burkholderia cepacia complex e ne è stata dimostrata la loro capacità distruttiva nei confronti di tali specie (1). Un gruppo di studiosi canadesi, partendo dalla convinzione che sia ormai tempo di cimentarsi con trial clinici sui batteriofagi, hanno condotto uno studio in laboratorio mirato a valutare la possibilità di somministrarli per via aerosolica all’uomo, utilizzando una preparazione di batteriofagi specifici per B. cepacia (2).
Gli esperimenti sono stati condotti usando due tipi di nebulizzatori PARI, quelli abitualmente impiegati nell’aerosolterapia per i malati FC, ed un sistema di simulazione che realizzasse in laboratorio una condizione assai vicina a quella del polmone umano e del suo modo di respirare. L’obiettivo dello studio era quello di valutare l’entità di deposizione dei batteriofagi nella periferia del modello polmonare impiegato. I loro risultati dimostrano che i batteriofagi per B. cepacia possono essere nebulizzati con successo entro un ragionevole lasso di tempo e che il tasso predetto della loro deposizione nel polmone incoraggiano a pensare a un potenziale trattamento con batteriofagi delle infezioni polmonari nei pazienti FC.
1. Seed KD, Tennis JJ. Isolation and characterization of bacteriophagesof the Burkholderia cepacia complex. FEMS Microbiol Lett. 2005;251:273-280
2. Golshahi L, et al. Toward modern inhalational bacterooiphage therapy: nebulization of bacteriophages of Burkholderia cepacia complex. J Aerosol Med Pulm Drug Deliv 2008;21:351-359