Un trial clinico controllato per portare evidenze scientifiche sull’efficacia del glutatione per aerosol: ne emerge che c’è una modesta efficacia iniziale che non viene mantenuta nel tempo.
Il glutatione è una sostanza abbondantemente presente nell’organismo umano e si trova anche in molta frutta, verdura e carne; è anche diffuso in commercio, sotto forma di compresse da prendere per bocca, con funzione di antiossidante e integratore alimentare. Negli esseri viventi ha in effetti un ruolo fondamentale nel proteggere le cellule dallo stress ossidativo e nel favorire l’azione del sistema immunitario, in particolare è stato dimostrato essere molto attivo come antiossidante nei polmoni umani. Li infatti si trova in alta concentrazione nel fluido che riveste le basse vie aeree. Ma in fibrosi cistica, proprio a questo livello è scarso: di qui l’idea di incrementarne la presenza somministrandolo per aerosol.
Un precedente studio controllato con placebo, condotto da ricercatori tedeschi nel 2012-2013 aveva concluso che dopo sei mesi di glutatione per aerosol non c’erano vantaggi respiratori. Ecco allora che questo nuovo trial (1) si svolge per un periodo più lungo (un anno): il glutatione viene somministrato per aerosol sotto forma di polvere solubile due volte al giorno, i pazienti inclusi sono in buon numero (pediatrici e adulti in totale sono 105, in cura presso i centri FC di Napoli e Roma), un gruppo riceve random il trattamento, un altro gruppo, che fa da controllo, riceve sempre random il placebo. Ma dopo un anno la funzionalità respiratoria (espressa come FEV1) ha valori simili a quelli di partenza, mentre come indicatore di efficacia era stato assunto almeno un 15% di incremento. I controlli intermedi in realtà (dopo 3, 6, 9 mesi) avevano mostrato qualche differenza significativa rispetto al gruppo trattato con placebo, soprattutto se la funzionalità respiratoria di partenza era al di sotto di un certo livello (meno di 81% di FEV1). Ma questo vantaggio viene perduto a 12 mesi. Come spiegare la cosa? Gli autori dello studio ipotizzano un difetto di aderenza alla terapia nel lungo periodo, oppure un dosaggio troppo scarso del glutatione.
C’è anche da osservare che la inclusione stessa in un trial per sperimentare un nuovo farmaco (che è chiaramente riconosciuto dai pazienti perché il GSH ha un gusto e un odore non mascherabile, che il placebo non ha) può contribuire a creare inizialmente una maggior aderenza alle altre cure (fisioterapia, antibiotico per aerosol se prescritto, alimentazione, etc). E questa maggior aderenza può migliorare anche la funzionalità respiratoria: difficile distinguere nel miglioramento transitorio registrato ai primi controlli l’effetto del glutatione da quello “generale” delle terapie comunque praticate. Purtroppo con il tempo entrambi gli effetti decadono. Probabilmente occorrono sia il mantenimento della motivazione sia un farmaco più efficace. Ma merita una segnalazione positiva l’approccio al problema: quando ci sono molecole che inducono aspettative nei pazienti e rischiano di essere utilizzate in maniera poco razionale, una sperimentazione clinica controllata può dare risposte utili.
1) Calabrese C, Tosco A, Abete P et all. ” Randomized, single blind, controlled trial of inhaled gluthatione vs placebo in patients with cystic fibrosis ” Journal of Cystic Fibrosis 2014 Nov 4. pii: S1569-1993(14)00226-4. doi: 10 placebo in patients with cystic fibrosis ” Journal of Cystic Fibrosis 2014 Nov 4. pii: S1569-1993(14)00226-4. doi: 10.1016/j.jcf.2014.09.014. [Epub ahead of print]