Gli antibiotici cosiddetti macrolidi sono impiegati con successo nella panbronchiolite diffusa, una malattia che assomiglia per certi aspetti alla fibrosi cistica, per quanto concerne le implicazioni broncopolmonari. Per analogia, tali antibiotici, e tra essi soprattutto l’azitromicina, sono stati impiegati da alcuni anni anche nella fibrosi cistica, con risultati mediamente buoni (anche se diversi da caso a caso) sulla malattia polmonare di pazienti con infezione cronica da Pseudomonas aeruginosa.
L’efficacia dell’azitromicina nella fibrosi cistica è stata dimostrata anche attraverso alcuni studi clinici controllati. Le ipotesi per spiegare l’efficacia di questo farmaco sono state molteplici ma nessuna di esse chiaramente dimostrata. Uno studio di tre gruppi giapponesi (1) relativo alla claritromicina, un parente molto stretto dell’azitromicina nella famiglia dei macrolidi, ha dimostrato che il farmaco è capace di ridurre l’espressione genica di una proteina che costituisce il cuore della mucina secreta dai bronchi, con ciò inibendo sostanzialmente l’eccessiva secrezione di muco tipica della panbronchiolite diffusa e quindi influenzando beneficamente il decorso della malattia. Possiamo ragionevolmente ipotizzare che questo sia anche uno dei meccanismi di azione utile dell’azitromicina nella fibrosi cistica.