Negli Stati Uniti indubbiamente il ricorso a dispositivi e strumenti meccanici per ogni sorta di terapia è più diffuso che in altri paesi. La fisioterapia per le persone con FC non fa eccezione a questa tendenza: è abbastanza comune l’uso di un giubbotto che si gonfia per mezzo di un generatore d’impulsi d’aria e trasmette così alla parete toracica delle oscillazioni meccaniche ad alta frequenza (HFCWO: High-Frequency Chest Wall Oscillation). I suoi sostenitori affermano che il dispositivo renderebbe più autonomi i malati, e che sarebbe efficace come la fisioterapia tradizionale con percussioni. In genere dopo la fisioterapia c’è da praticare l’aerosolterapia con farmaci di vario tipo e il tempo che tutto questo comporta è purtroppo una delle note problematiche della vita quotidiana di chi è affetto da FC. Viene il desiderio di trovare il modo di accorciare i tempi: come si può fare?
Un gruppo di ricercatori del Kansas ha notato che fra 50 adulti di un Centro FC del Kansas che usavano abitualmente il giubbotto al posto della fisioterapia tradizionale, l’80%, per risparmiare tempo e semplificare il trattamento, adottava questo sistema: giubbotto e contemporaneamente aerosolterapia. Si sono quindi chiesti quali effetti questo poteva comportare sull’efficacia dell’aerosolterapia stessa1.
Per rispondere alla domanda, hanno preso 10 adulti, di età compresa fra i 22 e i 38 anni, con malattia polmonare FC moderata-severa, e ad ognuno di loro hanno fatto eseguire una volta la fisoterapia tradizionale (30 minuti con una fisioterapista) e poi l’aerosol (della durata di 15 minuti), un’altra volta il sistema giubbotto e aerosol in contemporanea (durata 20 minuti). La sostanza da inalare per aerosol era un composto marcato con un tracciante che lo rendeva visibile radiologicamente e poteva quindi indicare in quali zone del polmone andava a distribuirsi (si sa che l’aerosol con un farmaco è tanto più efficace quanto più raggiunge tutte le zone del pomone, anche quelle periferiche, e non si ferma ai grossi bronchi principali).
Hanno quindi paragonato le immagini polmonari del composto inalato nelle due diverse occasioni e hanno visto che la sua distribuzione era la stessa, in particolare era la stessa la quantità presente nelle zone centrali rispetto alle zone periferiche del polmone. Hanno quindi concluso che, in base a questi risultati preliminari, medici e malati FC potevano essere rassicurati: per quanto riguarda la penetrazione e diffusione di un farmaco nei polmoni il sistema semplificato “fisioterapia con giubbotto gonfiabile associata ad aerosolterapia” risultava efficace come il sistema tradizionale “fisioterapia e successiva aerosolterapia”.
Doverosi alcuni commenti ad una ricerca del genere: è lodevole l’intento di andare a verificare con una ricerca controllata gli effetti di una pratica adottata dai malati; la verifica è necessaria anche perché la pratica adottata non poggia su nessun razionale, ma risponde solo allo scopo di risparmiare tempo. Ma la ricerca è molto debole in quanto a metodologia e porta a risultati deboli: non si possono tirare conclusioni su di un numero così esiguo di casi e prendendo come indicatore di efficacia unicamente la distribuzione del farmaco appena concluso l’aerosol.
Tanto per fare un esempio dei molti dubbi che la ricerca lascia: che ne è del processo di rimozione delle secrezioni e di espettorazione che viene spontaneo dopo la fisioterapia: se si usa il giubbotto e l’aerosol insieme porterà ad eliminare anche il farmaco?
Infine la cosa più sconcertante è che, andando a cercare tra le piccole note apparentemente marginali, si scopre che la ricerca è stata finanziata dalla casa produttrice di giubbotti gonfiabili, che, in base a questi presunti risultati, vedrà certo aumentare le richieste del suo prodotto.
1) Sites SW, Perry GV, Peddicord T et all “Effect of High Frequency Chest Wall Oscillation on the central and peripheral distribution of aerosolized Diethylene Triamine Pentaacetic Acid as compared to Standard Chest Physiotherapy in Cystic Fibrosis ” Chest 2006; 129:712-717