Si sta diffondendo nel trattamento della malattia FC l’uso dell’azitromicina come antinfiammatorio invece che come antibiotico a largo spettro attivo contro Stafilococco Aureo ed Emofilo. La ragione alla base di quest’uso è che una parte importante delle alterazioni patologiche che si verificano nei polmoni di malati FC sono il risultato del ripetersi nel tempo d’infezioni, che portano all’instaurarsi di un’infiammazione cronica. Studi di laboratorio hanno dimostrato che l’azitromicina inibisce l’attività di alcuni fattori importanti per la produzione di molecole infiammatorie; di qui è derivato il suo uso come antinfiammatorio nei malati, anche se i meccanismi attraverso cui questa azione si realizza non sono ancora completamente chiariti e soprattutto non vi sono ancora certezze su quali siano i soggetti FC che possono trarre beneficio da questo tipo di trattamento.
L’azitromicina appartiene ad un gruppo di antibiotici conosciuti con il nome di Macrolidi. Fanno parte di questo gruppo, avendo la loro molecola una struttura simile a quella dell’azitromicina, altri antibiotici attivi contro lo Stafilococco e l’Emofilo: eritromicina e claritromicina.
Quando è usata come antinfiammatorio, l’azitromicina è impiegata per periodi prolungati; viene messo in bilancio che i batteri contro cui tradizionalmente esercita il suo effetto possano col tempo diventare “resistenti” ad essa; questo effetto collaterale sfavorevole passa in secondo piano rispetto all’azione antinfiammatoria. Importante sarebbe che gli altri antibiotici della famiglia conservassero la loro efficacia. Ma il batterio che impara a difendersi dall’azitromicina può imparare a difendersi anche dagli antibiotici che hanno struttura simile e questo può creare problemi. Infatti un gruppo di ricercatori olandesi (1) segnala che, in caso di trattamento prolungato con azitromicina, Stafilococco ed Emofilo tendono a diventare resistenti anche agli altri Macrolidi.
I risultati della ricerca sono questi: alla data del marzo 2004, 155 malati FC che presentavano Stafilococco e/o Emofilo nell’escreato (un terzo del totale degli assistiti presso un Centro FC di Rotterdam) erano in trattamento di “mantenimento” con azitromicina come antinfiammatorio.
Nel giro di 4 anni i batteri resistenti all’eritromicina sono passati dal 6.9 al 53.8%, e quelli resistenti alla claritromicina dal 3.7 al 37.5%; l’incremento di queste resistenze (e quindi la possibilità che per esempio lo Stafilococco diventi “multiresistente”) è apparso molto correlato con l’uso continuativo di azitromicina. Questo possibile effetto collaterale sfavorevole va considerato prima di usarla come antiinfiammatorio.
1) Phaff SJ, Tiddens HA et all “Macrolide resistance of Staphylococcus aureus and Haemophilus spesies associated with long term azityromicin use in cystic fibrosis”
Antimicrob Chemiother 2006; 57: 741-6