Lo Stafilococco aureo (St.a.) è il germe più spesso isolato nelle vie aeree dei pazienti FC, soprattutto nelle prime età (prevalenza pari a 80% tra i 6 e i 17 anni e 50% tra gli adulti) ed è anche, di regola, il primo germe in ordine di tempo a colonizzarle: circa il 31% dei pazienti lo alberga già all’età di tre mesi.
St. a. possiede caratteristiche che lo rendono virulento anche nei soggetti sani ma, di fatto, il suo impatto sull’evoluzione della broncopneumopatia in FC non è chiaro. Infatti, è stato associato, in studi differenti, sia a un peggioramento delle condizioni respiratorie sia a un miglioramento delle stesse: questo riguarda il ceppo MSSA, sensibile alle penicilline e a molti antibiotici. Invece, sicuramente associate a una gestione più difficile della infezione polmonare, sono le varianti MRSA (St.a. MultiResistente) e altre chiamate small colony (a piccole colonie), causa la loro resistenza alla maggior parte degli antibiotici.
C’è consenso nella letteratura internazionale sulla necessità di trattare i singoli episodi infettivi causati dal germe ma, da molti anni, si discute sulla opportunità di trattare profilatticamente le vie aeree al fine di eradicare l’organismo dalle stesse, anche in mancanza di sintomi respiratori specifici: i trials clinici a tutt’oggi condotti sull’argomento non hanno fornito informazioni esaurienti.
Nell’ultimo Congresso FC in Usa (1) è stato trattato quest’argomento affidando la conduzione del dibattito a due tra i più importanti rappresentanti della Comunità Scientifica Internazionale che si dedica alla FC.
Alan Smith, Direttore del Centro FC di Nottingham (UK), si è detto più favorevole all’uso profilattico della terapia antistafilococcica. Ha ricordato, infatti, che St.a. ha rivestito un ruolo patogeno importante negli anni ‘40 e che la possibilità di trattare questo germe con penicillina era stata una delle tappe fondamentali nel miglioramento della prognosi della malattia. Ha sottolineato, d’altra parte, che il tentativo di eradicare il germe dalle vie aeree dei pazienti, al fine di prevenire la comparsa di sintomi respiratori ad esso associabili, è stato gravato dal sospetto di favorire in questo modo la comparsa nell’albero respiratorio di Pseudomonas aeruginosa, germe ben più temibile per l’impatto negativo che sicuramente ha sull’evoluzione della broncopneumopatia.
Lucas Hoffman, del Centro FC di Seattle (U.S.A.), ha manifestato le preoccupazioni derivanti dal trattamento di St.a. a scopo profilattico. Un trattamento non giustificato dalla necessità di far fronte a sintomi respiratori associati esporrebbe, infatti, non solo alla già ricordata e temuta comparsa di Ps. aeruginosa, ma anche alla comparsa delle varianti di St.a più aggressive e resistenti agli antibiotici.
Le conclusioni orienterebbero verso un maggior peso dei rischi rispetto ai presunti benefici associabili al trattamento profilattico di St.a. Entrambe i relatori rimandano comunque l’ultima parola sull’argomento alla lettura dei dati epidemiologici, che si possono ricavare dai registri internazionali di malattia o, ancor meglio, dai risultati di eventuali trials clinici prospettici da organizzare in futuro.
1. Smith A. Staphilococcus Aureus should be treated aggressively in Infants and young children with CF. Hoffman L. Staphilococcus Aureus should not be treated aggressively in Infants and young children with CF. 29th North American CF Conference (Phoenix). Pediatric Pulmonology, Suppl. 41,2015. pp 181-187.