Dalle piante la farmacoterapia umana ha tratto le sue radici. Vi sono in giro per il mondo studiosi che ancora cercano di ricavare dalle piante alcune qualità medicinali ed oggi lo fanno con tecnologie molto sofisticate. E’ il caso di una pianta della Thailandia chiamata Phyllantus acidus, appartenente alla famiglia delle Euforbiacee. Uno studio cooperativo di tre Università (Regensburg – Germania, Lisbona – Portogallo e Hat-Yai – Thailandia) ha valutato l’effetto di induzione in vitro della secrezione di cloro in cellule respiratorie di varia origine da parte di estratti di Phyllantus acidus (1). Utilizzando metodiche molto raffinate di elettrofisiologia, questo studio ha dimostrato che l’estratto è in grado di incrementare la secrezione di cloro direttamente sulla mucosa di trachea di ratto ma anche in cellule respiratorie umane e in cellule uovo di Xenopus. Ma soprattutto rilevante è il risultato ottenuto su trachea di topi omozigoti per la mutazione DF508 e su cellule respiratorie umane pure omozigoti per DF508: in entrambi questi tipi di cellule l’estratto induceva significativo incremento di secrezione di cloro, la funzione notoriamente difettosa in fibrosi cistica. Questi effetti secretivi erano ottenuti in misura analoga impiegando una miscela di tre sostanze, l’adenosina, il kaempferolo e l’acido ipogallico, che sono sostanze che si ritrovano appunto nell’estratto di Phyllantus acidus.
Gli autori dello studio attribuiscono l’effetto sulla secrezione di cloro all’azione combinata principalmente delle tre sostanze di cui sopra, ma possibilmente anche di altre contenute nella pianta. I possibili meccanismi indicati sono, tra gli altri: l’aumento intracellulare di AMP ciclico (l’attivatore fisiologico del canale del cloro CFTR); l’aumento di ioni calcio (attivatori dei canali alternativi del cloro calcio-dipendenti); la stimolazione diretta della proteina CFTR; l’aumento di espressione di CFTR sulla membrana cellulare; la riduzione del riassorbimento di sodio attraverso il canale del sodio ENaC.
Bisogna dire che gli effetti prodotti da questi estratti di pianta medicinale sono forse un po’ troppi, ma i gruppi che li hanno testati sono considerati assai seri e i loro esperimenti sembrano convincenti. Rimane da vedere se tali risultati saranno confermati anche da altri studiosi, cosa che non è avvenuta ad esempio per la “curcumina” dello zafferano indiano di non lontana memoria. Soprattutto ci sarà bisogno di valutare se tali risultati ottenuti in vitro saranno riproducibili in vivo su modelli animali e poi eventualmente nell’uomo, dopo accurati studi preliminari per valutare l’assorbimento intestinale dell’estratto e dei suoi principi, la farmacocinetica e quindi il corretto dosaggio necessario per le prove in vivo. Quello che sembra di poter dire al momento è che questi estratti non evidenziano potenziali tossicità.
1) Sousa M, et al. An extract from the medicinal plant Phyllantus acidus and its isolated compounds induce airway chloride secretion: a potential treatment for cystic fibrosis. Molecular Pharmacology. 2007;71:366-376