E’ ormai accettato che l’infezione cronica dell’albero respiratorio da Pseudomonas aeruginosa in fibrosi cistica è sostenuta dalla formazione del cosiddetto “biofilm”. Questo batterio inizialmente è presente nelle vie aeree in forma “planctonica”, cioè con ciascun individuo libero di muoversi nelle secrezioni bronchiali: in questa fase esso è suscettibile all’azione di difesa dell’organismo ed a quella degli antibiotici. Nel tempo, il batterio aderisce alla superficie bronchiale e, guidato dal sistema “quorum sensing” (un insieme di speciali fattori elaborati dal batterio), mette in moto alcuni meccanismi che ne fanno aggregare gli individui in colonie, attraverso la produzione di molecule mucillaginose (esopolisaccaridi): si forma così una specie di tenace pellicola aderente alla mucosa bronchiale chiamata “biofilm”. Una barriera entro cui Pseudomonas non è attaccabile nè dalla reazione immunitaria dell’ospite nè dagli antibiotici e vi persiste cronicamente, pronto a lanciare aggressioni contro l’ospite in episodi di esacerbazione. Unita alla possible resistenza intrinseca del batterio agli antibiotici, la condizione di biofilm spiega la difficoltà di tenere sotto controllo con antibiotici l’infezione cronica e le sue esacerbazioni. Da queste premesse, la moderna ricerca microbiologica sta cercando strategie nuove per disarmare Pseudomonas aeruginosa, con soluzioni atte a prevenire la formazione di biofilm o a dissolverlo.
Lo studio di un gruppo indiano (1) ha puntato l’attenzione sui batteri marini, di cui era già nota la capacità di elaborare sostanze ate a contrastare la formazione di biofilm batterico. Sono stati isolati 46 tipi di batteri marini e gli estratti di questi batteri sono stati cimentati contro Pseudomonas aeruginosa, per valutarne le proprietà specifiche anti-biofilm. Ben 11 di questi estratti hanno dimostrato quasi al 100% la capacità di sciogliere il biofilm maturo si Pseudomonas aeruginosa ma anche di prevenirne la formazione. Lo studio ha dimostrato anche che tale effetto, in misura variabile da specie a specie di batteri marini, era conseguenza di alcune azioni specifiche, tra cui quella di inibizione della produzione di “quorum sensing” e di “esopolisaccaridi” da parte di Pseudomonas. Questa attività anti-biofilm degli estratti di 11 batteri marini non si accompagnava invece ad una azione antibiotica, nel senso che gli estratti non uccidevano Pseudomonas.
Dunque, se questa strada dovesse trovare significative conferme, una futura strategia per contrastare l’infezione cronica da Pseudomonas aeruginosa potrebbe essere proprio l’impiego di queste o naloghe sostanse anti-bofilm: togliere a Pseudomonas questa barriera di autodifesa consentirebbe all’organismo di rendere efficaci le sue difese contro il batterio e agli antibiotici la possibilità di agire più efficacemente.
1. Nithya C, et al. Marine bacterial isolates inhibit biofilm formation and disrupt mature biofilms of Pseudomonas aeruginosa PAO1. Appl Microbiol Biotechnol. 2010, 28 July [Epub]