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16 Febbraio 2015

Conoscere l’impatto delle forme lievi di malattia sulle statistiche che calcolano la durata della vita in FC

Dr Roberto Buzzetti, Epidemiologo e statistico clinico, membro Comitato Scientifico FFC

Un’analisi dei dati del registro FC inglese suggerisce che il crescente numero di malati FC con forme lievi di malattia non è determinante sull’innalzamento complessivo della durata della vita.

L’articolo di Hoo e coll. (1) studia le variazioni in un quadriennio (2007-2010) della mortalità, in termini di “età mediana alla morte” (vedi oltre) dei pazienti FC del registro del Regno Unito, e in particolare si interroga sull’influenza che potrebbe avere il numero degli individui con fenotipo “lieve” (mild), ovvero affetti da una forma di malattia “leggera” su questo dato statistico. Gli autori identificano il concetto di mild phenotype con quello di sufficienza pancreatica (PS). Questo è assai discutibile per un esperto di FC (ci sono forme con sufficienza pancreatica ma con espressione respiratoria severa), ma d’altra parte è forse più solido per chi deve utilizzare dei dati retrospettivi come sono quelli di un registro. Nello studio, la definizione di insufficienza pancreatica (PI) è soddisfatta quando in un qualunque momento sia comparsa questa informazione nel record individuale. Gli autori sono consapevoli del fatto che i pazienti PS possono nel tempo diventare PI e ammettono questo limite dello studio.

I principali risultati: i pazienti con fenotipo mild hanno una età alla morte significativamente più alta rispetto a quelli con genotipo severe (“grave”, 32 anni contro 27). Negli anni la proporzione di fenotipo mild aumenta (12,8% nel 2007, 14,4% nel 2010). Ma se si considera in maniera separata il gruppo dei lievi dai gravi, si vede che nei gravi si registra un notevole innalzamento dell’età alla morte, che è indipendente dal contributo dei lievi.

Importante ricordare la differenza tra la mediana dell’attesa di vita (dato che riguarda tutti i pazienti: nell’articolo sono più di 10.500) e l’età mediana alla morte (che si calcola solo sui morti: nell’articolo meno di 500). Dire che l’età mediana alla morte è di 32 anni significa affermare che, tra coloro che sono deceduti, la metà aveva meno di 32 anni e l’altra metà più di 32 anni, al momento del decesso. Ma oltre 10.000 persone grazie al cielo sono viventi!

L’articolo presenta parecchi punti critici.

I criteri di inclusione sono: essere nati prima del 2011 ed essere (o essere stati) viventi nel periodo 2000-2010. Sono pertanto esclusi tutti i pazienti deceduti prima del 2000. I dati sono affidabili soltanto per il quadriennio 2007-2010. Quanto più recenti sono gli anni considerati, tanto maggiore la quantità di dati mancanti sullo stato pancreatico: arriva al 43% circa dei nuovi casi registrati nel periodo 2007-2010.

Nonostante si osservi negli anni considerati un aumento della proporzione delle forme con sufficienza pancreatica, e sia risaputo (e confermato anche da questi dati) che tali forme hanno un andamento più benigno, tuttavia gli autori sottolineano il fatto che il trend osservato non è attribuibile a tale aumento della proporzione di forme mild. Infatti è presente anche nello strato con insufficienza pancreatica.

Sembra tuttavia troppo secca la conclusione degli Autori “L’impatto dei fenotipi mild sul miglioramento dell’età mediana alla morte è trascurabile”. Va infatti notato come il numero di morti tra gli affetti da forme mild è decisamente troppo basso (2, 5, 6, 5 nei quattro anni) per poter calcolare un andamento della mediana! Si osservi piuttosto come, nonostante il rapporto forme PI/PS sia intorno a 6-7 / 1, il numero di morti tra le forme PI è circa 25 volte superiore. Gli autori prudentemente considerano utile ripetere questo tipo di analisi con i dati di altri registri per confermare i risultati.

Come nota critica a parte, per i più pignoli, va osservato che i numeri forniti non sempre sembrano quadrare del tutto. Soprattutto va notato come il calcolo della proporzione tra incidenza delle forme PS non sia corretto in quanto è calcolato sul totale generale, mentre andrebbe fatto sul totale delle forme con stato pancreatico noto. Nel 2010, su 301 nuovi casi, 34 sono PS, 18 PI e di tutti gli altri non si conosce lo stato pancreatico (probabilmente il dato viene inserito nel registro anche dopo un anno o più di vita del paziente). Bene, in questo caso non appare corretto calcolare la proporzione di sufficienti pancreatici con il rapporto 34/301 (come fanno gli autori) ma caso mai come 34/(34+18).

Abbreviazioni: PI=insufficienza pancreativa; PS= sufficienza pancreatica

1. Hoo ZH, Wildman MJ, Teare MD. Exploration of the impact of ‘mild phenotypes’ ON median age at death IN the UK CF registry. Respiratory Medicine (2014) 108, 716-721.