Ottenere e mantenere un buono stato nutrizionale è un principio fondamentale nella malattia FC. Poiché lo stato nutrizionale nei primi periodi della vita è essenziale nel condizionare l’evoluzione della malattia nelle età successive, assume una particolare importanza definire le migliori modalità di allattamento del bambino. L’allattamento al seno, prima degli anni ’90, era scoraggiato nei bambini FC a causa del suo contenuto proteico inferiore a quello del latte artificiale, ma, negli anni seguenti, venne rivalutato essendone stati riconosciuti per contro i numerosi benefici. Nel 2002, nelle linee guide della CF Foundation (USA) il latte materno era indicato come il miglior tipo di alimentazione per i primi mesi di vita e, a tutt’oggi, quest’ affermazione è ancora valida, anche se, di fatto, non è mai stata verificata in modo rigoroso. Per questo è importante questa ricerca retrospettiva americana (1), in cui gli autori hanno indagato l’associazione tra le modalità di allattamento, materno e artificiale , e alcuni parametri dell’evoluzione clinica FC . La ricerca ha riguardato i bambini nati nello Stato del Wisconsin (USA) negli anni 1994-2006 e diagnosticati FC in base allo screening neonatale. Sono entrati nello studio 103 bambini: 9/103 non avevano insufficienza pancreatica e, quindi, non assumevano terapia enzimatica sostitutiva e 24/103 avevano presentato alla nascita un quadro di ostruzione intestinale da meconio.
I bambini sono stati suddivisi in due gruppi: uno (gruppo A) che aveva avuto esclusivamente allattamento materno e uno (gruppo B) con esclusivp allattamento artificiale. Per i bambini del gruppo A è stato possibile definire anche la durata del periodo in cui il latte materno era stato l’unico alimento, per i bambini del gruppo B è stato definito l’apporto calorico del latte artificiale somministrato. In tutti i bambini sono stati raccolti, fino ai due anni di età, dati sull’accrescimento staturo-ponderale e sull’evoluzione della bronco pneumopatia, con particolare riferimento alla colonizzazione batterica delle vie respiratorie e al quadro radiologico toracico.
Il gruppo A era composto di 53 bambini, 28 dei quali avevano fatto un allattamento materno esclusivo fino a meno di 1 mese, 11 tra 1 mese e 2 mesi e 14 per più di 2 mesi. Nel gruppo B
(50 bambini) 27 avevano ricevuto un latte normocalorico e 23 un latte ipercalorico.
Questi i risultati: nei bambini del gruppo A che avevano fatto solo allattamento al seno fino a 2 mesi (28 +11) lo stato nutrizionale era sovrapponibile a quello dei bambini del gruppo B. Però la comparsa di Pseudomonas aeruginosa nell’ escreato (fino a 2 anni di vita) risultava meno frequente rispetto ai bambini alimentati con latte artificiale. Il dato inaspettato è che nei rimanenti 14 bambini che avevano fatto allattamento materno per più di due mesi lo stato nutrizionale risultava meno buono e non si apprezzavano differenze nell’incidenza di OP. aeruginosa in escreato. Sempre in questi 14 caratterizzati da allattamento materno “protratto” il quadro radiologico a 2 anni è risultato significativamente peggiore rispetto a quelli che l’avevano smesso prima e peggiore anche rispetto al gruppo alimentato con latte artificiale. In questo secondo gruppo non sono risultate differenze significative associate all’utilizzo di latte a contenuto calorico più elevato (ad esclusione dei 24 bambini che avevano presentato occlusione intestinale)
Gli Autori concludono affermando che non risulterebbero differenze significative nello stato nutrizionale tra i bambini con allattamento artificiale esclusivo e allattamento materno esclusivo fino a 2 mesi di età. E che però l’allattamento materno con durata fino a due mesi sembra più efficace nel prevenire l’acquisizione di germi patogeni, in particolare Pseudomonas. Gli effetti di un allattamento esclusivo al seno oltre i 2 mesi sembrano invece non essere altrettanto positivi, richiedendo ulteriori indagini epidemiologiche ad hoc.
Questo studio ha il merito di aver focalizzato il tema dell’allattamento, che è argomento cruciale in questi anni in cui la diagnosi di FC, effettuata per screening, permette di gestire fin dai primi mesi i bambini affetti. In realtà, lo studio, a causa di un disegno molto complesso, che prevedeva una forse eccessiva minuziosità nella suddivisione della casistica, non riesce a essere incisivo nelle sue conclusioni e vuole solo provare a suggerire che, oltre i 2 mesi di vita del lattante con FC, non solo non è utile una esagerata ostinazione nell’esclusione del latte artificiale, ma, al contrario, è necessario porre molta attenzione nel raccomandare comunque l’allattamento esclusivamente materno. Di questo peraltro non vanno trascurati gli aspetti psicologici di attaccamento madre-bambino, assai importanti nei primi mesi di vita per lo sviluppo armonico del bambino (ndr).
1. Jading SA, Wu GS et all : “Growth and pulmonary outcomes during the first 2 y of life of breastfed and formula-fed infants diagnosed with cystic fibrosis through the Wisconsin Routine Newborn Screening Program”. Am J Clin Nutr 2011; 93:1038-47