Poche ricerche si sono finora occupate degli effetti collaterali della terapia immuno soppressiva nei soggetti sottoposti a trapianto d’organo. Questo è comprensibile, data la relativa minor importanza dell’argomento rispetto agli altri problemi posti dal trapianto. Ma il cortisone può produrre acne, arrossamenti, diabete e osteoporosi; la ciclosporina ipertrofia gengivale irsutismo e problemi renali; altri farmaci come il tacrolimo (TAC) possono indurre la perdita di capelli. Di fronte a questi effetti è naturale che sorga la tentazione nel malato di non rispettare quanto viene prescritto dal medico e fare degli aggiustamenti personali, comportamento definito come “non aderenza” al trattamento medico.
In questo lavoro viene esaminata l’aderenza alle prescrizioni mediche in soggetti trapiantati, indipendentemente dalla malattia che li ha condotti al trapianto. Ma andando nel dettaglio delle casistiche si nota che le ricerche sono avvenute in trapiantati renali, in trapiantati epatici, un solo studio è condotto in malati FC con trapianto di polmone. Quindi bisogna prendere questi dati con i limiti del caso e dire che per quanto riguarda i trapiantati polmonari FC ci sono poche informazioni sull’argomento; d’altro canto gli spunti offerti dalle altre casistiche possono indurre riflessioni utili anche per i trapiantati FC. Per quanto riguarda soprattutto i trapiantati renali, la non aderenza al trattamento riguarda una percentuale variabile di malati, dal 5% al 45% ed è associata ad un peggior esito del trapianto stesso, valutato a breve e a lunga distanza di tempo. I malati a rischio di non aderenza sono i più giovani, i più istruiti, quelli che hanno un impegno di lavoro e quelli in cui è passato maggior tempo dal trapianto. Si possono tratteggiare alcuni profili caratteristici dei “non aderenti”: nella maggior parte dei casi si tratta di “non aderenti accidentali”, essi credono nell’efficacia degli immunosoppressivi ma semplicemente si dimenticano di prenderli. Ma ci sono anche i non aderenti, che sono tali perché si ritengono “malati invulnerabili” (pensano che… non è poi così necessario prendere i farmaci con regolarità perché il problema non è poi così serio) e i non aderenti “decisionisti”, che prendono decisioni diverse da quelle dei medici perché ritengono di poter conoscere e maneggiare meglio la loro situazione personale.
Che cosa è possibile fare per migliorare l’aderenza alla terapia dei trapiantati?
Sempre da questo lavoro, alcuni suggerimenti per quanti sono implicati nella cura dei malati:
1) tenere presente che ogni malato trapiantato corre il rischio di diventare un “non aderente”;
2) non sottovalutare l’importanza soggettiva che hanno per il malato alcune modificazioni dell’aspetto fisico indotte dai farmaci, e cercare di controllarle;
3) valutare l’aderenza e porre domande dirette sull’assunzione dei farmaci ad ogni controllo;
4) quando possibile, semplificare lo schema terapeutico;
5) consigliare l’uso di dispositivi (contenitori graduati, diari terapeutici ecc) che permettono di tener conto dei farmaci assunti;
6) controllare ovviamente il livello dei farmaci nel sangue, considerando anche la non aderenza fra le possibili cause di modificazioni del livello atteso.
Josephson MA. Medscape Transplantation 2005; 6(2), May 08. (epub www.medscape.com) “Improving medication adherence in transplant recipients: managing physical effects of immunosuppression”