Le coppie fertili portatrici di malattie genetiche trasmissibili ai figli ora possono ricorrere alle tecniche di fecondazione assistita e alla diagnosi genetica sull’embrione prima dell’impianto. Lo ha stabilito la Corte Costituzionale, con un’apposita sentenza emessa il 14 maggio 2015, eliminando il divieto contenuto nella legge 40/2004. Non si conoscono ancora i dettagli e le motivazioni della sentenza, ma la notizia è importante per le coppie di portatori sani di fibrosi cistica che fino ad ora, una volta scelta questa via per avere un figlio sano, erano costrette a recarsi all’estero per realizzarla. Ora anche in Italia si potrà, volendo, imboccare questa strada e rivolgersi ai centri qualificati per eseguirla. La legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita ha visto in 11 anni profondi cambiamenti e in varie occasioni su questo sito ne abbiamo dato notizia: sono stati eliminati il divieto di produzione di più di tre embrioni e di crioconservazione degli stessi, l’obbligo di impianto contemporaneo di tutti gli embrioni prodotti, il divieto di accertamenti genetici sull’embrione e, di recente, il divieto alla fecondazione eterologa (quella che utilizza seme oppure ovocita esterno alla coppia, proveniente da donatori). Fra qualche mese la Corte Costituzionale dovrà pronunciarsi in merito ad un ulteriore ricorso che ha per oggetto il divieto di donare gli embrioni soprannumerari alla ricerca scientifica.
Per approfondimenti leggi il documento informativo Fertilizzazione in vitro e diagnosi genetica preimpianto.