La ricerca scientifica dice che non è vero che contro il Covid-19 non c’è niente da fare.
In questi giorni per le persone colpite dal virus in forma severa vengono già messi in atto presidi terapeutici. Sono questi: il Remdesivir, una molecola che in vitro sembra avere particolare efficacia nell’impedire la replicazione del virus all’interno della cellula e che è già somministrato attraverso sperimentazione controllata in molti centri; la Clorochina, il più diffuso farmaco contro la malaria che sembra poter impedire che il virus si attacchi alla membrana cellulare; il Camostat mesylate, un farmaco in uso nella pancreatite acuta, che impedisce che il virus maturi e migri da cellula a cellula, usato con successo nella SARS (Severe Acute Respiratory Syndrome) che si era diffusa nel 2003 sempre ad opera di un Coronavirus; infine il Tocilizumab, anch’esso già sperimentato efficacemente nella SARS 2003 e in uso nel trattamento dell’artrite reumatoide. È un anticorpo diretto contro le proteine infiammatorie scatenate a livello del tessuto polmonare dal Covid-19, è già stato studiato in Cina e in Italia è in atto una sperimentazione in ampio numero di malati. Per maggiori dettagli su tutti questi farmaci si può leggere l’articolo Le terapie per Covid-19, la lotta entra nel vivo, pubblicato nel sito scienzainrete.it. I risultati di questi approcci terapeutici si conosceranno in tempi molto più brevi di quelli previsti per la realizzazione di un vaccino contro il Covid-19 (almeno un anno, per avere un vaccino sicuro non si possono saltare le fasi di sperimentazione nell’uomo).
Nel frattempo le persone malate, i loro familiari e amici sanno che l’isolamento e le norme anticontagio che a loro sono da sempre ben note (Covid-19: i malati di fibrosi cistica sanno già cosa fare), adesso debbono essere condivise da tutti gli italiani e rappresentano la fondamentale barriera di prima linea. Il virus passerà e la fibrosi cistica resterà e, come abbiamo spesso detto, sarà una malattia diversa grazie ai nuovi farmaci. L’esperienza del Covid-19 forse insegnerà anche nuove vie di assistenza alla malattia e di contatto con le persone malate. Riguardo a queste in particolare, stiamo pensando ad una nuova modalità di informazione e aggiornamento scientifico: manterremo l’appuntamento del Seminario di Primavera, ma lo realizzeremo via streaming intorno alla fine di maggio. Per riunire medici, ricercatori, volontari e malati approfitteremo della tecnologia che permette di stare vicini e uniti, anche se lontani.