Il diciottesimo Congresso di Scienza di Base della Società Europea di Fibrosi Cistica (ECFS Basic) si è tenuto a Dubrovnik (Croazia) dal 29 marzo all’1 aprile 2023. Il ruolo dell’Italia in questo congresso è stato rilevante e di conseguenza anche quello di FFC Ricerca. Tra gli organizzatori che hanno definito il programma scientifico del congresso, oltre a Camille Ehre dell’Università del North Carolina e Alexandre Hinzpeter dell’Université de Paris Cité, c’era anche il nostro vicedirettore scientifico Nicoletta Pedemonte, ricercatrice e dirigente biologo dell’Istituto Gaslini di Genova. Inoltre, circa un quarto dei 160 partecipanti al congresso erano ricercatori e ricercatrici italiani. È importante sottolineare che i gruppi di ricerca ai quali afferiscono questi ricercatori italiani sono stati tutti nel tempo finanziati dalla nostra Fondazione o tuttora attivi in progetti di FFC Ricerca. Le città che anno contribuito con il maggior numero di ricercatori sono Napoli e Genova. In linea con l’attività di ricerca della nostra Fondazione, gli interventi dei relatori si sono concentrati sulla proteina CFTR mutata, sia per lo studio della sua struttura e conformazione di base sia per valutare il recupero della sua funzionalità in presenza di farmaci modulatori.
Diverse presentazioni hanno dato enfasi alle mutazioni rare e all’uso del theratyping come strumento di valutazione in vitro dell’efficacia di farmaci. La presentazione di Kathryn Oliver del Centro per la fibrosi cistica dell’Università Emory di Atlanta (USA) ha mostrato un interessante analisi del background genetico della popolazione statunitense e l’efficacia in vitro di Kaftrio (Trikafta in USA) su alcune mutazioni rare. Di notevole interesse anche la presentazione di Noemie Stanleigh dell’Università di Gerusalemme che ha riportato come in Israele il 50% delle persone con fibrosi cistica ha mutazioni orfane, un dato importante per l’Italia che ha una percentuale di poco inferiore. Marco Cipolli del Centro di Riferimento FC di Verona ha infatti riportato che nel Centro FC di Verona la percentuale di persone con mutazioni rare è del 34%. Nella sua presentazione, Cipolli ha anche mostrato nuove e interessanti modalità per lo svolgimento di studi clinici “su misura” per la FC, che tengono in considerazione la reale condizione delle persone affette da questa patologia nello scenario caratterizzato dalla disponibilità di farmaci solo per una porzione di persone con FC. Isabelle Sermet, del centro di riferimento per le malattie rare e la fibrosi cistica di Parigi, ha inoltre dato un aggiornamento del programma compassionevole francese per l’utilizzo del Kaftrio in pazienti con mutazioni diverse da F580Del.
Sono stati poi presentati dati relativi all’efficacia al lungo termine della terapia ETI (elexacaftor, tezacaftor, ivacaftor) nella presentazione di Dean Madden della Geisel School of Medicine di Dartmouth nel New Hampshire (USA), che ha indicato che nel 20-30% dei casi, le persone con FC eleggibili per questa terapia hanno risposte di efficacia più basse delle attese, un dato che giustifica ulteriormente lo sviluppo di modulatori a più alta efficacia.
In linea con i temi dei progetti finanziati dalla Fondazione sono state diverse le presentazioni relative allo studio dell’infiammazione in FC, come per esempio quella di Giulio Cabrini, dell’Università di Ferrara e componente del Comitato Scientifico di FFC Ricerca, che ha mostrato i dati di efficacia in vitro e in vivo di un nuovo composto antinfiammatorio. Di particolare interesse gli studi innovativi basati su approcci molecolari quali la terapia genica oppure l’uso di oligonucleotidi antisenso o di RNA.
Infine, nella sua lectio magistralis, Marie Egan dell’Università di Yale, New Haven (USA) ha poi dato un aggiornamento sul panorama della terapia genica in fibrosi cistica. La diapositiva d’esordio della sua presentazione riportava la scritta “delivery, delivery, delivery” volendo porre l’accento sulla via di somministrazione più che sul complesso enzimatico in grado di modificare il DNA. Il delivery infatti si dimostra essere lo scoglio più grande negli approcci di terapia genica e Egan ha voluto far sua una citazione del 1999 del ricercatore di origine indiane I.M. Verma che disse che i problemi maggiori della terapia genica sono tre: il delivey, il delivery…e il delivery!