Buongiorno, ho posto una domanda poco tempo fa, che trattava di un argomento diverso da oggi, dove mi avete esaustivamente risposto, spero che se ne pongo un’altra a distanza di poco mi rispondiate comunque. Sono molto preoccupata per mia figlia, 18 mesi, fibrosi cistica con insufficienza pancreatica. La mia preoccupazione nasce dal fatto che è sempre stata una bimba con molto appetito e la sua crescita, nonostante che alla nascita fosse partita da un 10° percentile, è andata sempre migliorando fino al 50°. Adesso purtroppo è qualche mese che il suo appetito è calato di molto, soprattutto in questi ultimi 2 mesi: di conseguenza abbiamo anche notato un calo del percentile al 25°. Nonostante abbia un anno e mezzo, non riesco ad oggi a darle ancora pezzettini di carne o varie ed a farla masticare: non le piace e mi sputa tutto ciò che va masticato, a parte i biscotti. Questo mi ha costretto (sempre comunque tentando ogni tanto) a farle ancora pappe uniche frullate. E’ una bimba che da sempre ha avuto un addome un po’ disteso e parecchia aria quindi ho avuto sempre il timore anche ad introdurre i legumi che ancora oggi non mangia. Mi chiedo se a questo punto, nonostante l’addome a volte un po’ con aria, posso iniziare ad introdurli, quali e in quale maniera. L’uovo l’ho introdotto circa 4 mesi fa con successo, e glielo davo 2 volte a settimana. Da quando però le è venuta una gastroenterite purtroppo non lo vuole più; l’ultima cosa che mangiava prima di sentirsi male fu proprio l’uovo e da allora credo lo associ a questo sentirsi male. Comunque, ogni tanto ritento, ma con insuccesso. Il pesce non lo mangia, nè omogeneizzato nè fresco… non le piace. Il formaggio lo mangia a volontà. I passati di verdura li faccio molto leggeri, solo con carote, patate e poco zucchino, perchè i legumi, come detto sopra, non li ho ancora introdotti. La bietola non posso metterla perchè ho notato che ogni volta le viene la diarrea. Il pomodoro non le piace. Ho provato anche il pesto, l’ho preso al banco fresco, senz’aglio, però la sera le è apparsa come una retina di puntini su tutto il busto, poteva essere stato il pesto? Vorrei sapere di fronte a tutto questo cosa posso fare, come devo comportarmi coi legumi, con il pesto e in generale desidererei qualche consiglio per quanto detto sopra o magari uno schema di una settimana tipo per la sua alimenta
Ho letto la lunga domanda con molta attenzione e vi ho letto anche tutte le ansie di una mamma (giustificate).
Cercherò di rispondere punto per punto .
Sabrina La Fata, (Dietista, Centro Regionale Fibrosi Cistica, Palermo)
La lettera, quella di una mamma preoccupata di fare il meglio per la sua bambina, che inizialmente cresceva bene e che da qualche tempo sembra avere rallentato, con modifica notevole del suo “appetito”, solleva molte considerazioni. Farla crescere e alimentarla nel “modo giusto” è collegato non solo all’idea di riuscire ad avere un buon controllo sulla malattia – e quindi un senso di efficacia delle cure – ma, in generale, anche ad una verifica delle proprie qualità materne (“sono buona madre”): quindi non solo curare il proprio figlio, ma anche farlo crescere bene è compito del genitore di un bambino con FC.
Emerge una preoccupazione diffusa, che è nei “numeri” dei percentili che sembrano scandire l’andamento della sua crescita, è nell’elenco dei numerosi cibi provati a volte con insuccesso: il clima emotivo è quello di difficoltà (molti degli alimenti proposti sono rifiutati), c’è una altissima attenzione sul momento del pasto, tanti interrogativi: “cresce?….faccio bene?…perché non mi mastica?…le fa male? E se le fa male?…controlliamo se le ha fatto male.”.
La relazione alimentare tra genitore e bambino in generale non è semplicemente “introdurre calorie” ma anche comunicare emozioni, come il piacere, il gusto, il gioco, ma anche l’ansietà, le paure, che possono rendere la proposta del cibo più frammentata, a volte più rigida o piena di espedienti. I periodi di variazione dell’appetito a volte sono fisiologici, altre volte possono andare di pari passo con eventi di stress familiare o oscillazioni dell’emotività di chi ha cura del bambino (genitore), ma anche con aspetti caratteriali (indipendenza e oppositività), che si strutturano via via nel bambino.
Come a volte può succedere anche a bambini senza malattia cronica, la bambina della domanda potrebbe avere una lieve inibizione della masticazione, che spesso insorge in specifici periodi di crescita (es., la dentizione): non bisogna allarmarsi però, ma cercare di valutare se nel genitore c’è una forte ansietà legata al momento del pasto (“deve mangiare, non può non mangiare”, il cibo non come piacere ma come dovere, quasi un farmaco), e se nella bambina il cibo solido sollecita “ansie” che si traducono nel rifiuto dello stesso (succede). A seguire, se questo aspetto persiste, sarebbe utile un approfondimento psicologico: ci si può allo psicologo del centro, o ad un consulente psicologo infantile.
Come operatori FC conosciamo i motivi dell’ansietà di un genitore, soprattutto legata alla crescita ed all’alimentazione, e per questo non minimizziamo i problemi; ma dobbiamo sempre chiederci se la stessa ansietà (comprensibile, come qui è stata espressa), a volte rinforzata da interventi medici troppo prescrittivi e rigidi, non favorisca lo strutturarsi di alcune rigidità, o di comportamenti oppositivi, evasivi o selettivi rispetto al cibo.
Sono però problemi che possono essere superati e che ci dicono che la crescita del bambino ha una forte sensibilità al clima emotivo dell’ambiente familiare in cui è inserito, e che può segnalare aspetti di disagio affrontabili.