1. Mia figlia ha tosse ricorrente e rallentamento nella crescita. Mi hanno consigliato di fare il test del sudore e di farle bere liquidi prima del test. Due giorni prima le ho fatto bere due litri di acqua al giorno. Le ho fatto bere acqua anche poco prima del test, che è risultato negativo. Vorrei sapere se tutta quell’acqua possa aver invalidato il test.
2. Mia figlia di sei anni è risultata positiva al test del sudore eseguito con il metodo “Sweat Conductivity Analyzer Wescor”: Mmol/82 v.n.< 80 Mmol/L. Mi hanno detto che forse era disidratata in quanto il secondo test è risultato negativo: Mmol/50. Volevo sapere se fosse veritiera questa spiegazione. Voglio sottolineare che per i 4 giorni precedenti il test le ho fatto bere litri di acqua. Lo stesso ho fatto per i giorni precedenti il terzo test, fatto però secondo il metodo di Gibson e Cooke: “Cl-:22 Na+:24
3. Può una dieta iposodica e bere 2 litri di acqua al giorno nei due giorni precedenti il test del sudore produrre un falso negativo?
Abbiamo riportato la domanda di Anna presentata in tre successive tappe, per dare un’idea più completa del problema posto.
Dobbiamo dire innanzitutto che la somministrazione abbondante di acqua nei giorni che precedono il test non rientra in nessun protocollo ufficiale per una corretta esecuzione del test del sudore. Si vedano in proposito le linee guida nordamericane (1), seguite praticamente in tutto il mondo, ed un accurato protocollo del centro CF dell’Università del Wisconsin (2), che ha dedicato particolare attenzione ai problemi del test del sudore. Né si vede la ragione fisiologica di questa iperidratazione: del resto la somministrazione abbondante di acqua ha come effetto immediato una rapida diuresi prima di ogni possibile effetto sulla sudorazione. Né risulta che un certo livello di disidratazione (del resto non dimostrata nel caso in questione) possa influire sulla concentrazione di cloro e sodio nel sudore. Un qualche effetto potrebbe avere, ma non costante, una dieta povera di sale per qualche giorno, nel senso di ridurre la concentrazione salina nel soggetto sano e di non ridurla o di ridurla di poco nel malato CF: ma questa pratica non è ormai più seguita per discriminare i casi dubbi, perché i risultati sono incostanti (vedasi in proposito la risposta alla domanda del 09.12.05: Test del sudore: effetto della dieta senza sale).
In secondo luogo dobbiamo osservare che il caso in questione ha fatto il test del sudore con due diverse procedure: in prima battuta è stato usato il metodo della “conduttivimetria” (metodo Wescor). Questo metodo stimola il sudore con pilocarpina, lo raccoglie in un capillare e su questo sudore non determina direttamente la concentrazione di cloro e sodio ma ne misura la conduttività elettrica, che è proporzionale alla concentrazione dei sali (di tutti sali) nel sudore. Il metodo tradizionale detto di Gibson e Cooke, stimola il sudore con pilocarpina, lo raccoglie su garza o carta assorbente e sul sudore “lavato” dalla carta o dalla garza determina chimicamente la concentrazione di cloro e possibilmente anche di sodio (ma non di solo sodio). Le raccomandazioni, su cui vi è diffuso consenso(1,2), approvano la stimolazione con pilocarpina e la raccolta sia con garza che con carta che con capillare (Wescor) ma ritengono valida solo la determinazione chimica della concentrazione di elettroliti.
Pertanto si può suggerire di accettare come definitivamente valido il test del sudore fatto con il metodo classico di Gibson e Cooke, purchè la quantità di sudore raccolto sia sufficiente (in genere almeno 75 mg) e possibilmente eseguito in doppio (due prove con risultati sovrapponibili). Non occorre alcuna pre-idratazione. Il metodo “conduttivimetrico”, in mani esperte, può essere impiegato laddove vi sia difficoltà all’esecuzione del test classico, ma i risultati positivi o dubbi debbono avere conferma dal test classico di Gibson e Cooke presso un laboratorio che abbia consuetudine quotidiana con il test del sudore, che rimane a tuttoggi un test delicato e complesso.
I risultati ottenuti con il metodo di Gibson e Cooke nel caso in questione rientrano completamente nei livelli di normalità. Ricordiamo peraltro che, se vi sono segni clinici fortemente suggestivi di fibrosi cistica, anche con test del sudore normale, conviene ricorrere all’analisi di mutazioni del gene CFTR, poiché si sa che vi sono rari casi di fibrosi cistica con test del sudore nei limiti di norma.
1. National Committee for Clinical Laboratory Standards (NCCLS) document on sweat testing (Sweat Testing: Sample Collection and Quantitative Analysis; Approved Guideline. NCCLS document C34-A2, Vol. 20 No. 14 (ISBN 1-56238-407-4) NCCLS, 940 West Valley Road, Suite 1400, Wayne, Pennsylvania, 19087-1898, USA, 2000.)
2. Sweat chloride testing. Cystic Fibrosis Center – University of Wisconsin. www.pediatrics.wisc.edu/patientcare/cf/Sweat.html#SweatTestProtocol