Buongiorno, l’argomento è stato già ampiamente discusso ma il mio problema è che spesso e volentieri l’aerosol di adrenalina, consigliatomi dal mio medico per arrestare l’emottisi in corso, mi induce un forte broncospasmo e dispnea. Si tratta di una reazione comune? C’è qualche alternativa all’aerosol di adrenalina, per arrestare il sanguinamento? Spesso dopo aver assunto adrenalina devo usare salbutamolo per riprendermi e respirare meglio ma ho paura che ciò annulli gli effetti dell’adrenalina e possa favorire la ripresa emottisi. Gradirei qualche consiglio! Grazie mille
Viene riproposto il tema della gestione delle emottisi che, come già riportato in questo sito, sono evenienza comune e molto spesso ricorrente nei soggetti affetti da FC, di significato e impatto clinico molto variabile, dalle semplici striature di sangue nell’espettorato a sanguinamenti importanti. L’evenienza dell’emottisi comporta sempre ansia e senso di impotenza e smarrimento per chi la subisce ma, anche per il curante, la gestione di questa complicanza è fonte di inquietudine ed apprensione.
In assenza di definitive evidenze scientifiche sull’argomento, le indicazioni presenti in letteratura – quali quelle della CFF del 2010 – derivano dall’esperienza e dal consenso di esperti e risultano essere di supporto per la gestione delle situazioni più severe, in cui è più chiara l’indicazione alla embolizzazione delle arterie bronchiali, mentre sono meno dirimenti qualora si approcci il tema della emottisi lieve cronicamente recidivante. Il quesito posto dall’interlocutore pare appunto riferirsi a questa evenienza. A tal proposito, oltre alla sempre corrette indicazioni sul correggere tutti i possibili fattori favorenti o determinanti il sanguinamento, compreso l’eventuale trattamento di una esacerbazione infettiva, disturbi della coagulazione (con attenzione in FC alla possibile carenza di vitamina K), o sanguinamenti favoriti dall’assunzione di farmaci antinfiammatori non steroidei (ad esempio l’ ibuprofene, ma anche l’acido acetilsalicilico utilizzato come antipiretico o antiaggregante), sono talora praticati provvedimenti privi di validazione scientifica, consigliati sulla base dell’esperienza del singolo prescrittore, anche se il razionale su cui si basano, quasi sicuramente ne esclude la tossicità. Tra questi rientrano il consiglio sull’assunzione di ghiaccio o comunque sull’evitare cibi caldi.
D’altra parte in passato sono stati impiegati altri accorgimenti quali l’ inoculazione nel sottocute del torace di pochi cc di ossigeno gassoso o il raffreddamento tramite applicazione di ghiaccio sul torace per indurre vasocostrizione; tutti provvedimenti non validati.
A proposito dell’utilizzo di adrenalina in aerosol, questa prescrizione è utilizzata con successo quale trattamento di prima linea nel trattamento delle laringotracheobronchiti e delle bronchioliti acute del bambino e viene riportata come possibile trattamento di seconda scelta, dopo insuccesso del salbutamolo e degli steroidi sistemici, nell’asma grave in fase acuta. Nella gestione del sanguinamento endobronchiale è utilizzata l’instillazione di adrenalina diluita in corso di fibroscopia direttamente nel segmento interessato per indurre vasocostrizione e favorire la cessazione del sanguinamento. L’impiego dell’adrenalina in aerosol per il trattamento delle emottisi è pratica nota e segnalata da alcuni centri FC; essa è riportata quale possibile opzione in alcuni manuali sulla gestione dell’emergenza extraospedaliera nel caso di sanguinamenti importanti, ma non è supportata da evidenza scientifica o da report in letteratura che permettano il confronto delle varie esperienze. Anche nel trattamento in cronico delle emottisi recidivanti la nebulizzazione di adrenalina o di sostanze simili ad azione analoga non è supportata da dati scientifici-bibliografici.
Difficile interpretare l’irritazione e la dispnea avvertiti da chi ha posto il quesito- in mancanza di altri dati clinici sulla funzione respiratoria e/o condizione di iperreattività bronchiale associata- ma la presenza di sangue nelle vie aeree e la possibile esarcebazione dei processi di infiammazione-infezione bronchiale possono renderne ragione. La contemporanea assunzione di broncodilatatori beta 2 agonisti non comprometterebbe in alcun modo l’azione già di per sé broncodilatatrice dell’adrenalina, ma potrebbe peggiorarne gli effetti cardiovascolari (quali tachicardia, aritmie, ipertensione…).
Recenti messe a punto sul tema dell’emottisi in FC con revisione della letteratura esistente segnalano l’ impiego, con esperienze anche nel lungo termine, di terapia sistemica con acido tranexanico che interviene nei processi che favoriscono la coagulazione; mancano comunque indicazioni sulla durata ottimale della terapia e sull’evoluzione dopo la sospensione; viene ricordata l’attenzione che deve essere posta nel caso siano presenti cateteri venosi permanenti per l’aumentato rischio trombotico potenzialmente indotto dalla terapia. Ulteriore segnalazione è il possibile impiego di fattore VII ricombinante- farmaco utilizzato nelle emofilie-in casi di persistente sanguinamento in pazienti non affetti da coagulopatia già sottoposti a procedure embolizzazione, ma anche in questo caso di tratta di report su solo quattro casi.
Resta la comprensibile frustrazione di chi deve convivere con il problema dell’emottisi, perché in realtà non esistono farmaci che possano prevenire o controllare l’emottisi, tranne nel caso si debba correggere un difetto di coagulazione.
· Flume PA, Mogayzel PJ Jr, Robinson KA, Rosenblatt RL, Quittell L, Marshall BC. Cystic Fibrosis Pulmonary Guidelines. Pulmonary Complications: Hemoptysis and Pneumothorax. Am J Respir Crit Care Med. 2010; 182(3):298-306