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27 Gennaio 2016

TAC toracica e Impedenzometria Elettrica (EIT) per valutare lo stato di malattia polmonare in FC

Autore: Maddalena
Argomenti: Esami clinici, Rx torace
Domanda

Buongiorno, dal centro ci dicono che ora dovremmo fare due esami, TAC torace e Pulmovista, come da protocollo.
Considerando la buona salute, il controllo annuale da poco fatto con Rx torace nella norma, sono molto scettica nel fare tale ulteriore esame invasivo. È richiesto nei protocolli internazionali ogni anno indipendentemente dal quadro clinico? Grazie infinite.

Risposta

Nota redazionale.
Questa domanda richiede informazioni su due tipi di esame, entrambi definibili come esami di imaging, cioè di valutazione diagnostica del torace attraverso immagini. Sul primo esame, basato sul nuovo sistema di impedenzometria elettrica (Pulmovista 500), sono riportate di seguito le considerazioni essenziali fatte dal Dr. Braggion e dalla Dr. Galici.
Sull’esame TAC gli stessi nostri consulenti forniscono informazioni e considerazioni dettagliate, anche pratiche, su questo sito nella sezione Commenti di Esperti: L’impiego di TAC toracica in fibrosi cistica. Nella domanda non viene riportata l’età del soggetto che dovrebbe fare tali esami. Ipotizziamo comunque che sia affetto da fibrosi cistica.

Probabilmente a questo soggetto è stato proposto di partecipare a uno studio che avrebbe lo scopo di mettere in relazione il quadro anatomico polmonare, visualizzato con la tomografia assiale computerizzata (TAC) del torace, con la distribuzione dell’aria nel polmone, misurata con Pulmovista®500, uno strumento innovativo della ditta Draeger. Occorre chiedere ai medici del Centro di cura maggiori dettagli sul protocollo di studio, che noi non possiamo conoscere. Abbiamo informazioni parziali anche relative allo strumento Pulmovista®500: rappresenta una novità tecnologica che permette di avere una misura non invasiva di distribuzione dell’aria nelle diverse regioni polmonari, attraverso elettrodi che misurano l’impedenza elettrica dei tessuti polmonari. (In sostanza, viene valutata la situazione di danno polmonare in base alla diversa conduttività della corrente elettrica che viene fatta passare attraverso le varie aree polmonari: l’aria ha una conduttività molto bassa e pertanto le zone poco areate daranno immagini di intensità diversa rispetto a quelle meglio ventilate, n.d.r).
Trattandosi di uno strumento innovativo, esistono poche esperienze di ricerca clinica e non ne conosciamo nell’ambito della fibrosi cistica. Sicuramente questo strumento non ha al momento un impiego routinario.
Possiamo invece meglio rispondere sull’uso della TAC toracica in fibrosi cistica: essa consente di avere delle immagini molto dettagliate che permettono di precisare l’entità della malattia polmonare. Sull’uso della TAC toracica nella pratica clinica le opinioni sono diverse e ruotano intorno al rapporto rischi/benefici di questa indagine. Alcuni esperti FC sostengono che una TAC toracica eseguita ogni due anni (quindi dieci TAC nei primi 18 anni di vita) fornisca informazioni preziose per stabilire la terapia e verificarne gli effetti, mantenendo un rischio radiologico contenuto. Vedere L’impiego di TAC toracica in fibrosi cistica.

Seconda nota redazionale.
Circa i dubbi di chi ci scrive ci siamo informati ed effettivamente presso un importante centro pediatrico FC è in corso uno studio in cui vengono paragonate le informazioni fornite da TAC con quelle fornite dal nuovo strumento Pulmovista. I medici di quel centro hanno proposto e descritto il “protocollo” dello studio: si intende con questo termine l’insieme delle procedure che lo studio adotta per raggiungere l’obiettivo che si è dato; in un determinato protocollo rientrano quindi le indagini scelte, ma questo non vuol dire che quelle indagini, al di fuori dello studio, rientrino nella routine. Dalle informazioni assunte, quello studio di confronto tra due esami è stato proposto a soggetti che dovevano comunque fare in quel Centro la TAC e pertanto questo della TAC non sarebbe stato un esame aggiuntivo a quelli che il soggetto farebbe egualmente. In questo modo si abbina il corretto comportamento clinico con l’obiettivo di ricerca (la possibilità che una indagine non basata su radiazioni X dia informazioni equivalenti).

Dr.ssa V. Galici e Dr. C. Braggion, Centro Regionale Toscano Fibrosi Cistica. Osp. Meyer, Firenze


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