Buongiorno, sono paziente affetto da FC ed attualmente ricoverato per riacutizzazione di una bronchite. La domanda è sull’antibiotico Zerbaxa che mi viene somministrato via e.v. ogni 8 ore con 3 ore di infusione: assai stancante. Su EMA e AIFA si da indicazione di 1 ora. Quale sono le indicazioni da parte di codesta Fondazione? Grazie.
Tra i compiti che la Fondazione Ricerca Fibrosi Cistica si è data c’è quello di informare sulla fibrosi cistica e divulgare i contenuti della ricerca FC alle persone con fibrosi cistica, ai loro familiari e a chi nella popolazione generale si pone quesiti relativi alla malattia. Non va confuso questo obiettivo di informazione e divulgazione con il dare indicazioni sulla diagnosi e la terapia della fibrosi cistica, che è un compito esclusivo dei medici che hanno in cura le persone con fibrosi cistica.
Il farmaco oggetto della domanda è una combinazione di due molecole, una cefalosporina e di un beta-lattamico. Nelle infezioni gravi o con germi multi-resistenti la modalità più efficace per la somministrazione di questo antibiotico endovena è quella dell’infusione continua o comunque prolungata (2-4 ore). La ragione di questa scelta sta nella dimostrazione che una infusione continua o prolungata consente di avere nel sangue una concentrazione del farmaco superiore alla concentrazione minima inibente la crescita del batterio che si vuole contrastare e che questo effetto dura nel tempo tanto più dura l’infusione endovena dell’antibiotico (qui l’articolo scientifico che ne parla). Ciò è stato dimostrato per gli antibiotici beta-lattamici e non per altre categorie di antibiotici. Per infezioni non gravi e in assenza di resistenze del batterio agli antibiotici, è efficace anche la somministrazione intermittente con una durata della infusione di un’ora.