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11 Novembre 2024

Spesso nella pratica clinica risonanza magnetica e TAC si alternano

Autore: Simone
Domanda

Buongiorno, mia figlia di 7 anni, in cura con Kaftrio e Kalydeco da un anno, ha fatto l’RM torace un mese fa e questo è il risultato: “Non si apprezzano aree di consolidamento parenchimale per quanto apprezzabile con la metodica. Non si osservano significativi ispessimenti delle pareti bronchiali nè si dimostrano immagini compatibili con bronchiectasie o con impatti mucoidi. Non segni di versamento pleurico o pericardico. Iperplasia timica. Non significative linfoadenomegalie ilari o mediastiniche. Non alterazioni morfologiche o di segnale dei segmenti scheletrici del volume esplorato”.
Preciso che nella TC dello scorso anno erano emerse bronchiectasie di primo grado, mentre nella RM non compaiono. Come mai? È la metodica che non riesce ad evidenziarle oppure può esserci stata una regressione? Per quanto riguarda l’iperplasia timica invece, di cosa si tratta? È preoccupante? Può essere legata alla FC? Come si può intervenire? Saluti.

Risposta

La domanda copre due aspetti, da trattare indipendentemente.
Il referto della risonanza magnetica descrive una situazione normale. L’indagine e il referto non sono confrontabili con la precedente indagine, che è una tomografia assiale computerizzata (TAC) del torace. In estrema sintesi l’indagine più accurata e precisa del sistema bronchiale è la TAC del torace: con questo metodo è possibile individuare la presenza di bronchiectasie, una alterazione tipica della fibrosi cistica, e quantificare il grado della dilatazione bronchiale. La TAC del torace, inoltre, quantifica il grado di ispessimento della parete bronchiale, oltre a tutte le altre alterazioni polmonari. Occorre ricordare che la presenza di bronchiectasie è una manifestazione precoce della malattia polmonare nella fibrosi cistica (come spiegato qui). Il limite di questa indagine è che si associa a una dose aumentata di radiazioni rispetto alla radiografia del torace e perciò va effettuata con tecniche che riducono la dose di radiazioni e va eseguita ogni paio di anni.
La risonanza magnetica (MRI) è un’indagine che evita le radiazioni, ma ha costi più elevati e comporta un esame di maggior durata. La MRI riesce a evidenziare le lesioni polmonari anche se con una precisione e accuratezza inferiore alla TAC del torace, specie per le anomalie della parete bronchiale, come la presenza di bronchiectasie. Offre il vantaggio di esaminare alcuni aspetti della funzione polmonare, come la presenza di air trapping (aria intrappolata), che è anch’essa una lesione precoce nella fibrosi cistica, e la distribuzione della ventilazione e della perfusione sanguigna polmonare. Al momento non abbiamo evidenze di quale tecnica di imaging sia migliore rispetto alle altre nella fibrosi cistica: entrambe forniscono informazioni diverse e nella pratica clinica spesso TAC e MRI si alternano. Si legga qui, qui e qui per un approfondimento scientifico.

Per quanto riguarda l’iperplasia timica la descrizione alla MRI è scarna e lascia intendere che si tratta di un fenomeno normale in età pediatrica. Benché il timo diventi atrofico dopo i primi mesi di vita, una lieve iperplasia del timo senza altre alterazioni associate è un aspetto normale in età pediatrica, spesso associata a recenti infezioni polmonari batteriche o virali (5, 6). In questo caso non serve fare ulteriori indagini, poiché quelle di imaging saranno ripetute nel corso degli anni nel follow-up della fibrosi cistica.

Dott. Cesare Braggion, Direzione scientifica FFC Ricerca


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