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6 Ottobre 2011

Scambi gassosi polmonari: anidride carbonica e insufficienza respiratoria

Autore: Carlos
Domanda

Un organismo colpito da fibrosi cistica, avendo un gene difettoso, è possibile che lavori esattamente al contrario rispetto al dovuto, assumendo una quantità elevata di anidride carbonica e provocando l’insorgenza di problematiche in tutti gli organi (per eccesso di anidride carbonica)? Invertendo l’inspirazione di ossigeno, percepita come inspirazione di anidride carbonica, si potrebbe pensare ad una espulsione di anidride carbonica con trasformazione in ossigeno (procedimento inverso)?

Risposta

Abbiamo un po’ aggiustato questa domanda, di cui peraltro facciamo ancora fatica a capire il senso. La riportiamo comunque in qualche modo, per rispetto all’interesse dei nostri visitatori per questa rubrica. Della domanda cogliamo un aspetto di fisiologia che può interessare tutti i frequentatori del sito, quello dell’anidride carbonica e del suo destino.

L’anidride carbonica (CO2) è un gas che viene liberato nel sangue come prodotto secondario dell’attività metabolica dei tessuti, in particolare quella dei muscoli. Questo gas normalmente non supera una certa concentrazione (circa 40 millimetri di mercurio in pressione). La giusta concentrazione nel sangue è assicurata dall’attività respiratoria: ad ogni atto respiratorio il polmone, nella fase inspiratoria, assume aria contenente ossigeno (e pochissima CO2), mentre nella fase espiratoria elimina soprattutto CO2. Da questo scambio gassoso deriva la giusta concentrazione di ossigeno (O2) e di anidride carbonica nel sangue e quindi nei tessuti, cui il sangue porta ossigeno e da cui scarica anidride carbonica.

Se la funzione respiratoria diventa fortemente difettosa (è il caso della fibrosi cistica nelle fasi molto avanzate della malattia polmonare), il polmone non riesce a rifornire il sangue di sufficiente ossigeno né riesce a liberarlo a sufficienza dell’anidride carbonica: si parla allora di insufficienza respiratoria. La carenza di ossigeno può essere compensata, almeno fino ad una certa misura, fornendo un supplemento di O2, mentre è più difficile depurare il sangue dalla CO2, se non ricorrendo a sistemi di ventilazione forzata. La CO2 che supera nel sangue la pressione di 45-50 mm di mercurio, ma soprattutto quando arriva ai 70-80, può disturbare la funzione di parecchi organi, tra cui quella del cervello e dei muscoli. E’ la ragione per cui si ricorre nelle forme avanzate di insufficienza respiratoria alla ventilazione artificiale non invasiva (una pompa che supporta l’attività respiratoria, con l’uso di maschera naso-buccale) o addirittura a quella invasiva, nelle situazioni gravi, mediante intubazione tracheale.

G.M.


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