Buongiorno, a seguito dello screening neonatale, abbiamo scoperto che la nostra bimba è portatrice sana di fibrosi cistica con la mutazione P5L in eterozigosi.
Dopo la diagnosi, io e il mio compagno ci siamo sottoposti a test genetico mediante il quale abbiamo appurato che è lui stesso portatore sano della mutazione e invece per quanto mi riguarda non sono state trovate mutazioni del gene (circa 200 le indagate).
In occasione del colloquio con il genetista, abbiamo ricevuto l’indicazione di non procedere con ulteriori indagini in quanto, attraverso un test genetico di secondo livello, saremmo potuti incorrere in risultati difficilmente valutabili. Ci hanno consigliato di non procedere considerando che comunque rientriamo in un range di rischio assimilabile a quello della popolazione generale.
Purtroppo non ci hanno saputo dire molto in merito alle caratteristiche della mutazione P5L, le poche informazioni reperibili le ho trovate principalmente grazie al vostro portale.
La mia domanda è: in previsione di una futura gravidanza, considerando l’ampia sfera di mutazioni indagate e la natura benigna della mutazione del mio compagno, possiamo stare relativamente tranquilli? Nel caso io fossi portatrice di una mutazione (molto) rara anche di tipo severo, in caso di malattia avrebbe prevalenza la mutazione benigna del mio compagno?
Seconda domanda: in presenza di un forte rischio che anche il nostro eventuale secondo figlio possa essere portatore sano della malattia, sarebbe opportuno effettuare un test prenatale? Oppure segnalare la cosa in occasione dello screening?
Questo lo chiedo perché purtroppo, per disinformazione da parte del personale medico in generale, abbiamo vissuto un’esperienza molto negativa durante il periodo di attesa prediagnosi, e non vi ringrazierò mai abbastanza perché l’unica fonte d’informazione che ci è stata utile è proprio quella presente su questo portale. Grazie.
Rispondiamo alla domanda sottolineando in particolare i temi d’interesse generale presenti.
Nella coppia composta da due soggetti che hanno fatto il test genetico FC e sono risultati uno portatore e l’altra non portatrice (purchè indagata per un ampio pannello di mutazioni CFTR), il rischio di avere un figlio con fibrosi cistica si avvicina a quello delle coppie della popolazione generale che non hanno fatto il test.
Se la partner che ha fatto il test genetico ed è risultata non portatrice a un test genetico di primo livello decide di procedere con un test più approfondito (secondo livello), ci sono vantaggi e svantaggi. Il vantaggio è che se risulta negativa anche all’approfondimento, il rischio di avere un bambino affetto da FC è molto più basso di prima (comunque questo rischio non arriverà mai, con nessun tipo di test, a essere zero). Lo svantaggio è che con l’approfondimento potrebbe emergere qualche variante del gene CFTR di cui non si sa il significato e questo complicherebbe molto, invece che semplificare, le decisioni. In particolare complicherebbe la decisione circa una eventuale diagnosi prenatale per le future gravidanze. Infatti, il feto ha il 50% di probabilità di ereditare la mutazione diagnosticata (in questo caso P5L paterna) e il 50% di probabilità di non ereditarla. Da questo ne deriva che la diagnosi prenatale ha il 50% di probabilità di poter escludere la malattia e il 50% di probabilità di non poterla escludere: se la diagnosi prenatale indica che il feto non ha ereditato P5L (50% di probabilità), il problema è chiuso, cadono tutti i problemi, viene escluso il rischio di FC perché per avere la malattia è necessario ereditare due mutazioni, una dal padre e l’altra dalla madre.
Ma se la diagnosi prenatale indica che il feto ha ereditato P5L (50% di probabilità), a quel punto si potrà dire che è portatore sano, ma non si potrà escludere il rischio di malattia dovuto alla presenza di una mutazione non diagnosticata né nella madre né nel feto. Se poi per caso nella madre, con un test di secondo livello, fosse stata diagnosticata la presenza di una variante del gene CFTR di incerto significato, il feto risultasse aver ereditato la mutazione P5L paterna e anche la variante materna, a quel punto non si potrebbe distinguere se è solo portatore sano di P5L o affetto da fibrosi cistica con caratteristiche e decorso non prevedibili.
Altri due temi d’interesse generale: il primo è la possibilità di fare previsioni circa l’andamento di malattia FC quando nel genotipo è presente una mutazione benigna accanto a una severa. Si può dire che a livello pancreatico in genere prevarranno gli effetti della mutazione benigna, ma non si può sapere se questo accadrà anche a livello polmonare, perché sintomi e decorso del quadro respiratorio FC sono influenzati, sia in senso positivo sia negativo, da numerosi altri fattori oltre che dal genotipo CFTR.
Il secondo è che se un genitore sa di essere portatore FC, è bene certamente avvisare il personale del punto nascita in cui avverrà il parto del figlio. Questo potrà favorire un certo grado di allerta nell’ambito delle procedure dello screening neonatale, che sarà utile sotto vari aspetti.
Nota. I portatori sani di FC hanno talora valori di tripsina allo screening neonatale tendenzialmente più elevati dei soggetti sani e non portatori.
1) Una diagnosi prenatale in gravidanza avanzata: le difficili previsioni nel caso di un rischio intermedio, 30/06/2015