A nostra figlia, ad agosto 2020 (all’eta di 3 anni), è stato isolato per la prima volta Pseudomonas aeruginosa rugoso. Abbiamo iniziato a settembre un primo ciclo di tobramicina per aerosol da 28 giorni, però al tampone di controllo Pseudomonas era ancora presente.
Allora il centro ci ha indicato un nuovo ciclo di 28 giorni con tobramicina per aerosol e ciproxin per os, ma ancora una volta al tampone di controllo Pseudomonas era presente. Abbiamo quindi iniziato a gennaio un terzo ciclo di 28 giorni con ciproxin per os e pseudoneb per aerosol, terminato da pochi giorni e faremo a breve il tampone di controllo. La mie domande sono le seguenti: nel caso in cui Pseudomonas sia ancora presente, si può già considerare cronico? È necessario invece provare un ulteriore ciclo?
Le terapie antibiotiche per endovena avrebbero maggior efficacia o probabilità di eradicare Pseudomonas oppure risultano equivalenti ai cicli già effettuati fino ad oggi?
Se Pseudomonas risultasse cronico già a questa età, questo cosa comporta? Quali sarebbero le terapie da mettere in atto? Grazie mille.
La necessità di tentare l’eradicazione di Pseudomonas aeruginosa (Pa) al primo isolamento nelle vie respiratorie è indiscussa e il trattamento della prima infezione da Pa, anche se asintomatica, è considerato un punto essenziale nell’ambito della gestione ottimale dei pazienti FC (1). La terapia antibiotica, infatti, può essere in grado di eliminare il germe al primo isolamento ed è ormai noto che è importante evitare l’infezione cronica, che si associa a una evoluzione più impegnativa della broncopneumopatia. Non esiste una definizione univoca rappresentativa della condizione di cronicità della infezione da Pa, anche se, ad oggi, la più utilizzata è quella che considera “infezione cronica” la presenza di tre o più culture positive nell’arco di 12 mesi (definizione dal Registro Italiano Fibrosi Cistica). A fronte della evidente necessità di tentare l’eradicazione di Pa al primo isolamento, non esistono, anche nella letteratura più recente, linee guida condivise su quale debba essere considerato il protocollo di terapia antibiotica migliore, essendo stato anche dimostrato, in studi clinici controllati, che la somministrazione di antibiotici per via endovenosa in un soggetto asintomatico non comporta benefici aggiuntivi rispetto a una terapia combinata per bocca e per aereosol, o unicamente per via aereosolica. Parimenti, una volta che fosse diagnosticato lo stato di infezione cronica da Pa, il protocollo antibiotico da seguire per contrastarla non è universalmente concordato e spetta al Centro che ha in cura il paziente, in base alle condizioni cliniche del singolo, decidere se mettere in atto la strategia della somministrazione di antibiotici per lungo periodo, di regola somministrati per via aereosolica.
Una storia in evoluzione quindi, quella che riguarda la terapia dell’infezione broncopolmonare da Pa. Sicuramente un ruolo decisivo potranno assumere i modulatori della proteina CFTR, per i quali, dai primi dati a disposizione, è ipotizzabile anche un impatto positivo sulla flora batterica broncopolmonare. Sembra infatti che i nuovi farmaci possano contrastare la formazione del biofilm, pellicola protettiva che avvolge le colonie del batterio e le protegge dagli antibiotici facilitandone la cronicizzazione (2).
1) Castellani C. et all ECFS best practice guidelines: the 2018 revision Journal of CysticFibrosis 17 (2018) 153–178 Review
2) Hazlett HF, Hampton TH et all. Altered iron metabolism in cystic fibrosis macrophages: the impact of CFTR modulators and implications for Pseudomonas aeruginosa survival. Sci Rep. 2020 Jul 2;10(1):10935.