Buongiorno, vorrei avere il vostro autorevole parere su questo studio retrospettivo abbastanza recente, per cui sembrerebbe che la concentrazione di cloro nel test del sudore sia in un certo senso correlata alla severità della funzione polmonare nel lungo periodo: ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28586522. Grazie. Cordiali saluti.
Lo studio citato nella domanda (1) è stato condotto su 59 pazienti FC seguiti da un solo centro (dipartimento di pediatria di Rotterdam, Olanda). Si tratta di uno studio retrospettivo basato su dati raccolti di routine per ragioni cliniche. Lo studio tenta di valutare se il test del sudore (concentrazione di cloro) eseguito alla diagnosi possa essere un marcatore predittivo del danno polmonare nel tempo. Il danno polmonare è valutato sulla base della tomografia assiale computerizzata (TAC), usando uno speciale punteggio (almeno un esame), e della spirometria classica (FEV1%, FVC%).
Attraverso una complessa analisi statistica non si ravvisa sostanziale correlazione (cioè, tanto più alto il danno polmonare quanto più alta la concentrazione sudorale di cloro) nell’insieme dei pazienti in esame. Tuttavia, stratificando i pazienti in 3 gruppi di età di 19-20 soggetti ciascuno, si osserva che tale correlazione non esiste per i pazienti di 6-11 anni né per quelli di 11-15 anni, ma è evidenziabile per i pazienti più grandi (15-18 anni). Analoga, seppur debole, correlazione si ha per la funzione respiratoria solo nei pazienti valutati nella fascia di età 15-18 anni. Gli autori dello studio concludono che il test del sudore (prevalentemente eseguito nel 1° anno di vita) può, in qualche misura, predire l’andamento della condizione respiratoria nei malati FC ma solo a partire dalla tarda adolescenza.
Va detto tuttavia che la correlazione riscontrata (trattasi sempre di valori medi) deve fare i conti con una grande variabilità da caso a caso. In sostanza, la tendenza generale che lega tardivamente il test del sudore iniziale alla condizione polmonare è ravvisabile in questo studio, ma è assai discutibile che una tale predittività possa essere applicata al caso singolo, come gli autori dello studio (limitato peraltro dall’impostazione retrospettiva e dalla limitata casistica) lascerebbero intendere.
Ci sono altre informazioni peraltro fornite da questo studio, anche se sostanzialmente già ben note. Si è trovata associazione tra concentrazione del cloro nel sudore con la condizione pancreatica, nel senso che l’insufficienza pancreatica si associa in genere a valori più alti di cloro rispetto alla condizione di sufficienza pancreatica. Analoga associazione con il genotipo: in particolare i soggetti F508del omozigoti hanno mediamente valori di cloro sudorale più alti rispetto ai soggetti F508del eterozigoti composti.
Qual è il problema che sta sotto a tutto questo? Sappiamo che il destino polmonare in FC è in qualche misura (sottolineiamo in qualche misura) legato al genotipo CFTR, così come lo è la funzione pancreatica.
Sappiamo anche che la disfunzione CFTR nelle ghiandole sudoripare (misurabile con il test del sudore) è anche, in una certa misura, legata al genotipo. Pertanto, la combinazione insufficienza pancreatica e cloro sudorale elevato, di solito legata a genotipo “severo” (es. omozigosi F508del), può associarsi ad una situazione polmonare meno favorevole nell’età che avanza. Per contro, il soggetto con pancreas sufficiente e cloro sudorale meno elevato alla diagnosi (condizioni in genere legate a un genotipo mild) potrebbe avere nel suo futuro un decorso polmonare meno impegnato. Naturalmente, questa è una semplificazione forzata perché, di fatto, nel divenire dello stato di salute, soprattutto di quella polmonare, nel soggetto con FC giocano parecchi altri fattori: soprattutto una corretta e costante applicazione alle cure, lo stile di vita, l’ambiente familiare e non ultima l’influenza di altri geni, i cosiddetti geni modificatori, che oggi non riusciamo ancora a ben identificare. Per concludere, crediamo che i valori di cloro sudorale alla diagnosi non possano da soli essere considerati fortemente predittivi del futuro clinico del soggetto con FC. Questo studio lascia intendere una generica tendenza in tal senso, che peraltro non andrebbe considerata come obbligata, stante la grande variabilità di esiti da caso a caso.