Buongiorno, mi trovo oggi a sottoporvi una domanda perchè questa notte non sono riuscita a dormire dalla preoccupazione; ecco cosa è successo: in questi giorni c’è la campagna nazionale raccolta fondi per la fibrosi cistica ed anche nella mia città è stato allestito un banchetto a proposito, dove io come genitore mi sono trovata ad offrire gadget e ciclamini. In questi giorni abbiamo avuto modo, noi tutti volontari, di rivederci e di conoscerne anche di nuovi, e proprio fra questi di nuovi ho appreso solo il giorno dopo il nostro incontro che ci fosse anche una ragazza fc con la cepacia. La mia grossissima preoccupazione nasce dal fatto che questa ragazza io l’ho salutata abbastanza calorosamente, mi è venuto naturale, ogni nuova new entri come volontario, per noi è una gioia, cosi ci siamo scambiati un paio di baci sulla guancia e siamo venuti in contatto coi vestiti e mani. Il problema in se per se non esisterebbe, se non che io poi sono tornata dopo un oretta a casa dalla mia bambina di 3 anni anch’essa con fc (che fra l’altro non sta attraversando un buonissimo periodo fra i malanni vari). Mi sono lavata le mani come normalmente faccio quando rientro, ma non sapendo che ero entrata in contatto con un fc con cepacia non ho pensato ovviamente di cambiarmi i vestiti e lavarmi in viso. Cosa rischia la mia bambina adesso? Devo comunicare al mio centro l’accaduto? Sto malissimo, sono terrorizzata, vi prego datemi un buon motivo per non esserlo. Un dettaglio: ma questi ragazzi con cepacia, non dovrebbero tenere la mascherina? Io non sapevo di lei, ma lei sapeva di me che sono genitore di una bambina fc.
Abbiamo più volte affrontato questo argomento. Si veda la domanda risposta del 21.03.11 Trasmissione batterica tra malati FC, che riporta anche parecchi link ad altri documenti sul tema.
Certamente la prudenza riguardo alla trasmissione batterica tra malati non è mai troppa. Tuttavia, dobbiamo ricordare che perché un batterio potenzialmente patogeno si trasmetta da un malato portatore ad un altro che non lo porta occorre che il contatto tra pazienti, diretto o indiretto, attraverso oggetti comuni e mani e tosse, sia relativamente protratto ed abbastanza consistente. Questo lo diciamo non perché si debba rasserenare la mamma che ci scrive, minimizzando l’importanza dell’attenzione al problema, ma perché in effetti l’incrocio della colonizzazione batterica non è problema di un istante o di un breve occasionale incontro. Questo vale tanto più per una trasmissione che passa attraverso persone terze, come è il caso descritto nella domanda. Un conto è il caso del personale di un ospedale che, se non segue certe norme igieniche, mantiene a lungo la sua condizione di trasmettitore intermedio, altro invece è quello di un incontro casuale, anche con le modalità descritte nella domanda. Insomma, la vigilanza è assai importante, ma il terrore che i batteri patogeni ci colpiscano e ci rendano facilmente trasmettitori intermedi ad ogni breve ed occasionale contatto con persone potenzialmente trasmettitrici va forse alquanto ridimensionato.