Buonasera, approfitto come sempre per ringraziarvi per il prezioso e utile lavoro che fate per noi genitori, pazienti FC.
Mio figlio due anni e mezzo ha le seguenti mutazioni N1303K/D110E, attualmente ha benessere, forse per via della mutazione classe IV D110E che potrebbe a livello pancreatico trarre beneficio prevalendo sulla classe II della N1303K. Se non erro al momento una cura se dovesse servire con questa combinazione di mutazioni non esiste, oppure visto che la mutazione D110E è approvata se non erro dalla FDA con Kalydeco, si potrebbe usufruirne in un compassionevole laddove fosse necessario? Ci sono novità su questa mutazione D110E inoltre? Sul sito Cftr.2 sembrerebbe 16 casi registrati tipo o sbaglio? Grazie in anticipo!
Le informazioni riportate da questa mamma sono corrette in quanto D110E è una mutazione che FDA, l’ente regolatorio americano, ha indicato come trattabile con Kalydeco (vedi qui), assieme a un nutrito gruppo di altre mutazioni definite “con funzione residua”. Purtroppo né EMA (l’ente europeo) né AIFA (l’ente italiano) hanno ancora recepito positivamente questo parere e non abbiamo novità da riferire.
In altre risposte abbiamo parlato delle ragioni alla base delle diverse posizioni regolatorie: per la dimostrazione dell’efficacia di Kalydeco (o degli altri modulatori), FDA ritiene sufficiente anche prove in vitro su modelli cellulari, mentre EMA e AIFA ritengono sia necessaria la prova nel malato attraverso la classica sperimentazione clinica.
Nel caso del genotipo di questo bambino la possibilità di accedere a Kalydeco diventa particolarmente importante dal momento che anche l’altra mutazione, la N1303K – la seconda mutazione italiana per frequenza -, è oggetto di molte ricerche ma non ha ancora un farmaco o un insieme di farmaci prescrivibili.
Vorremmo però fornire a chi ci scrive un motivo di maggior fiducia nel futuro: riteniamo che per un bambino oggi di piccola età la possibilità più vicina per ottenere il Kalydeco per trattare D110E non sia quella della modalità chiamata “uso compassionevole”. Vorrebbe dire che la malattia in un certo arco di tempo è avanzata al punto da far ricorso a questo tipo di prescrizione. Piuttosto ci auguriamo che proseguano le ricerche nel campo dei test ex vivo, di cui abbiamo spesso parlato (vedi qui).
Questa Fondazione ha supportato vari progetti di ricerca su questo tema cruciale, tra gli ultimi FFC#13/2018 FFC#5/2020 FFC#8/2021 FFC#10/2021.
I modelli cellulari in studio sono organoidi di derivazione intestinale e cellule epiteliali nasali. Queste cellule prelevate dal malato vengono usate per testare in laboratorio il farmaco: una risposta positiva è ritenuta predittiva dell’efficacia clinica.
Ci auguriamo che questa prospettiva sia quella più vicina, anche se non proprio dietro l’angolo.