Buongiorno, qual è lo stato dell’arte attuale della terapia antinfiammatoria non steroidea in fibrosi cistica? Quali sono i criteri di scelta tra una terapia antinfiammatoria e un’altra? Ci sono eventuali sviluppi concreti e non lontani? Grazie mille.
È questa una domanda cruciale. L’infiammazione, polmonare in particolare, è una condizione quasi obbligata in fibrosi cistica e spesso determinante nell’evoluzione della malattia: un’eccessiva risposta infiammatoria alle infezioni è tipica in FC. Ricordiamo che l’infiammazione, all’origine, è una reazione positiva di difesa dell’organismo contro ogni azione lesiva che lo attacchi. Quando eccessiva e protratta diventa dannosa perché altera la struttura e la funzione degli organi interessati.
Nel campo della fibrosi cistica molto si è studiato e si sta studiando nel cercare rimedi farmacologici per ridurre l’infiammazione broncopolmonare. Vi sono buone evidenze di attività antinfiammatoria in vitro o in modelli animali tramite alcune molecole, potenzialmente farmaci. Ad oggi tuttavia solo i cortisonici si sono rivelati sensibilmente efficaci in alcune situazioni. Una buona attività antinfiammatoria clinica era stata dimostrata parecchi anni fa per l’Ibuprofene, farmaco peraltro con effetti collaterali nei trattamenti protratti. Molto interessante si è rivelato in alcuni casi l’antibiotico Azitromicina che, oltre all’attività contro alcuni batteri, ha dimostrato una significativa attività antinfiammatoria.
Le nuove terapie di modulazione della proteina CFTR hanno forti chances di prevenire e contenere l’infiammazione se assunte precocemente.