Gent.mi specialisti, mio marito, ammalato di fibrosi cistica, 47 anni, h. 183, peso 120 kg, è stato ricoverato presso l’ospedale di Legnano (MI) in data 4 novembre u.s. per una colica addominale; gli esami ematici hanno evidenziato trattarsi di una pancreatite con colecistite, con valori elevati anche delle transaminasi, oltre che delle amilasi, delle lipasi e degli indici ematici di forte flogosi. E’ stato inserito sondino naso-gastrico ad aspirazione, rimosso dopo 4 gg. Con ecografia addominale, tac e risonanza magnetica, non sono stati rilevati calcoli nelle vie biliari, non certi all’interno della colecisti. Il secondo giorno di ricovero (5 novembre) ha avuto febbre 38/39° e conseguente somministrazione di rochefin in vena per 5 gg. E’ ancora ricoverato (da 16gg) per un iperbilirubinemia, con valori sempre crescenti (attualmente 13,5), con ittero; gli altri valori alterati stanno migliorando. Da 13 gg i dolori sono cessati. La colica si è verificata dopo trattamento antibiotico con tavanic 500 assunto ogni 12 ore. Nel 2005 episodio di idrope della colecisti, con valori massimi di bilirubina 6,4, che sono rientrati nella norma in circa 10 gg; da allora assume deursil RR (450 mg per 3 volte al dì). Da domani verrà somministrato bilenor anzichè deursil. I medici consigliano una ERCP per eventuale papillotomia, ma non tutti concordano per le eventuali complicanze, e difficilmente si trova un gastroenterologo esperto in pazienti con fibrosi cistica. Facciamo presente che preferiremmo evitare questo esame, poichè mio marito ha crisi di broncospasmo, che si sono verificate durante una egds (endo-gastro-duodeno-scopia), tentata qualche mese fa, oltre che per i grossi rischi dovuti a eventuali infezioni delle vie biliari, pancreatite, emorragie e quant’altro. Chiedo consiglio, e se ci sono cure adatte per poter normalizzare i valori della bilirubina, ed eventualmente centri specializzati di gastroenterologia che trattano tali complesse problematiche.
Sempre difficile valutare questo tipo di casi. In linea generale, i quadri di pancreatite e colecistite come quello descritto hanno indicazione ed eseguire ERCP (endoscopic-retrograde-cholangio-pancreatography = colangiopancreatografia endoscopica per via retrograda, ndr) se si evidenzia un’ostruzione della via biliare o se le altre indagini sono negative. A maggior ragione se si è in presenza di iperbilirubinemia crescente e in casi recidivanti. Certamente il caso è complesso vista la presenza simultanea di altre patologie, in primis la fibrosi cistica e l’obesità. Ma le cure mediche non possono permettere di risolvere il caso, dove di fatto manca una diagnosi eziologica. Sulla base dei dati forniti è difficile dire di più.
Marco Spada
Note redazionali
La pancreatite è evento non raro nei malati FC con pancreas sufficiente. Nella fibrosi cistica vi è spiccata tendenza al ristagno biliare (bile densa) e alla calcolosi biliare. I calcoli biliari non sempre sono ben riconoscibili: più spesso si ritrova “sabbia biliare” nella colecisti. Calcoli e ristagno di bile favoriscono infiammazione delle vie biliari e della colecisti (colangite, colecistite) che possono portare alla lunga a restringimenti e deformazione delle vie biliari (colangiosclerosi) che a loro volta favoriscono ulteriore ristagno biliare, anche con ostruzione delle vie biliari principali. Il drenaggio finale della bile nel duodeno avviene tramite il coledoco, che sbocca nell’intestino attraverso una specie di sfintere o valvola (la papilla di Vater) alla quale afferisce anche il dotto pancreatico principale. Questa contiguità anatomica del condotto pancreatico con il condotto biliare è una condizione favorente la pancreatite quando vi sia stasi della bile per infiammazione o calcoli. La papillotomia (taglio della papilla) per via interna (endoscopica) è un intervento di sfiancamento della valvola per facilitare il deflusso della bile, riservato a situazioni non altrimenti curabili.