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15 Ottobre 2015

Mutazioni CFTR di incerta definizione: a proposito di G1349D e Q1291R

Autore: Fabio
Argomenti: Mutazioni CFTR
Domanda

Buongiorno, siamo una coppia di 35 e 36 anni con una bimba nata da poco più di un mese.
In seguito allo screening neonatale i valori di tripsina sono stati: 123,5 al primo prelievo e 99,2 al secondo. Considerati alti i suddetti valori, sono state ricercate e trovate le mutazioni G1349D e Q1291R, quest’ultima considerata “mutazione di non chiara definizione patogenetica”. Siamo in attesa di fare il test del sudore che confermerebbe o meno la malattia, tuttavia in queste circostanze la diagnosi è quasi certa da come abbiamo potuto intendere dopo il colloquio con i dottori. Per quanto riguarda la mutazione Q1291R non ci è stata data e non abbiamo nessuna informazione se non quella che nostra figlia sarebbe il secondo caso. E’ possibile sapere qualcosa circa questa mutazione e sulle problematiche che comporta? Avremmo un altro quesito: per scelta abbiamo fatto la villocentesi, in seguito, dopo aver riscontrato l’arteria ombelicale unica+arco aortico destroposto, al fine di accertare l’assenza della sindrome di Di George (comune con le suddette varianti anatomiche) abbiamo fatto l’amniocentesi specifica per il fish 22 e, al fine di escludere altre delezioni, abbiamo fatto l’indagine micro-array. È possibile che dopo tutti questi esami della FC non sia stata riscontrata alcuna traccia o valore ad essa riconducibile?
Vi ringrazio anticipatamente per le risposte, un cordiale saluto.

Risposta

Purtroppo non abbiamo trovato nessuna informazione su Q1291R ed essendo una mutazione così rara sarà difficile sapere che cosa comporti. Per quanto riguarda invece G1349D, è importante ricordare che è una delle mutazioni di gating (classe III) per le quali è indicato, in bambini dai 6 anni in su, il trattamento con Kalydeco, in commercio a questo scopo sia negli Stati Uniti che in Europa. La Vertex, produttrice del Kalydeco, al recente Congresso Nordamericano ha annunciato che avvierà nei primi mesi del 2016 un trial clinico per sperimentare Kalydeco anche in bambini dai 2 ai 6 anni. A questo scopo è stata preparata una nuova formulazione del farmaco (granuli da mescolare a liquidi) più facilmente dosabile in rapporto al peso rispetto alle compresse.
Le indagini prenatali eseguite in questo caso purtroppo non potevano diagnosticare la fibrosi cistica perché (questa è la nostra ipotesi) sono state orientate allo studio dei cromosomi e non dei geni. Sul villo è stata eseguita sicuramente l’analisi del cariotipo (insieme dei cromosomi), e sulle cellule amniotiche sicuramente un’indagine approfondita per la ricerca dell’anomalia cromosomica responsabile della Sindrome di Di George (che consiste nella delezione di frammenti del cromosoma 22) e di altre delezioni cromosomiche. Non sono invece state fatte indagini genetiche: la fibrosi cistica è malattia dovuta a mutazioni del gene CFTR ed è diagnosticabile con certezza nel feto solo se si conoscono le mutazioni genetiche di cui entrambi i genitori sono portatori. Sono queste infatti che si vanno a cercare (anche con villocentesi) con l’indagine genetica specifica. In sostanza la diagnosi prenatale di fibrosi cistica è possibile solo se i genitori hanno fatto prima della gravidanza il test genetico per sapere se sono portatori sani di fibrosi cistica e sono risultati portatori, oppure se hanno già un figlio malato (di cui si conoscono le mutazioni).
Inoltre, nel caso particolare di queste mutazioni (G1349D e Q1291R), vale la pena aggiungere che, se anche i genitori avessero fatto il test per sapere se portatori di mutazioni del gene CFTR, poiché questo test indaga in genere le mutazioni più frequenti e sicuramente causanti malattia FC, in uno di loro sarebbe stata diagnosticata la mutazione G1349D, ma nell’altro non sarebbe stata diagnosticata la mutazione Q1291R, proprio perché “di incerta definizione patogenetica” e quindi non inserita nel pannello di quelle da ricercare.

G. Borgo


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