Sono la zia di un bambino malato di FC. I genitori stanno valutando la possibilità di avere un altro figlio, ma, essendo contrari all’eventualità di interrompere la gravidanza in caso di bimbo malato, si chiedono se rinunciare in partenza. In particolare i loro dubbi riguardano le modalità di convivenza “serena” di due fratelli malati. Quali precauzioni dovrebbero prendere, ad esempio potrebbero dormire nella stessa camera? Andrebbero separati in caso di malattie anche banali? E nel caso il “nuovo” bambino sia sano, quali precauzioni devono adottare? Grazie per il prezioso servizio!
Un fratello sano non corre rischi se esposto ai germi che si localizzano nelle vie aeree dei malati di FC, in particolare se esposto alla presenza di Pseudomonas aeruginosa, perché chi è sano, a contatto con questo germe, può “acquisirlo” si ma non per questo va incontro ad infezioni; può anche mantenerlo nel proprio corpo per breve tempo senza averne conseguenze ma in genere lo elimina presto spontaneamente. E’ in situazioni particolari, come nei soggetti che hanno una carenza di difese immunitarie oppure appunto in chi ha la fibrosi cistica che lo Pseudomonas attecchisce più facilmente e diventa potenzialmente dannoso. Detto questo, bisogna però aggiungere che comunque sarebbe meglio che un fratello malato disponesse di una propria stanza per dormire e quello sano di un’altra. L’opportunità di non condividere la stessa stanza per dormire diventa ancora più raccomandabile nel caso di due fratelli entrambi malati di FC e magari portatori di germi diversi. Diciamo la stanza per dormire, perché se si dorme insieme vuol dire che si passano insieme almeno otto ore al giorno e più c’è condivisione e contatto più c’è possibilità di trasmissione di germi. Due fratelli malati inoltre non dovrebbero condividere lo spazio per la fisioterapia e ovviamente i dispositivi per l’aerosolterapia, che vanno tenuti rigorosamente separati, lavati e disinfettati periodicamente. In qualche linea guida si raccomanda anche che i due malati possibilmente non condividano posate, stoviglie, spazzolini e altri oggetti (1). Qui gioca peraltro da un lato il buon senso e l’educazione igienica, dall’altro le condizioni di infezione o meno dei due fratelli malati.
Nel caso di malattie “banali”, quali potrebbero essere le comuni infezioni respiratorie, spesso su base virale, a cui vanno incontro i bambini nei primi anni di vita (riniti, faringiti, tonsilliti e così via) il consiglio è di adottare un atteggiamento ragionevole: è fuor di luogo “separare” i bambini, malati o sani che siano, ma se possibile sarebbe meglio limitare le occasioni di contatto molto stretto, tenendo conto che la trasmissione di questi germi avviene soprattutto per via aerea; quindi in pratica se uno ha l’influenza e l’altro no anche il buon senso suggerisce che quello influenzato non tossisca addosso all’altro e limiti i baci e gli abbracci e i giochi a corpo a corpo insieme. Ecco che anche in questo caso ritorna opportuno il fatto che abbiano ognuno la propria stanza per dormire.
Come commento finale su queste raccomandazioni, crediamo anche che si debba adottare un atteggiamento di ragionevole e intelligente tolleranza, evitando di far sentire i due fratelli come un pericolo l’uno per l’altro, ciò che in realtà non è o lo è in misura limitata: occorre alla fine far prevalere il senso del vivere normalmente, pur educando i bambini, spiegando e rispiegando, il significato delle precauzioni igieniche.
1) Gruppo di Lavoro della Società Italiana per lo Studio della Fibrosi Cistica (SIFC) “Raccomandazioni per la prevenzione e il controllo delle infezioni da patogeni respiratori in fibrosi cistica” Firenze, XII° Congresso
Italiano della Fibrosi Cistica, 23-25 Novembre 2006