Cari tutti,
sono Daniele, padre di Anna, bambina di 3 anni con fibrosi cistica. Io e mia moglie abbiamo scoperto di essere in attesa di un altro figlio. Durante la terapia di tutti i giorni (mattina e pomeriggio) usiamo: Broncovaleas, Clenil, Hyaneb, Pulmozyme, Ipraxa. L’inalazione dei suddetti farmaci da parte di mia moglie nella terapia che pratichiamo ad Anna quotidianamente, può dirsi dannosa in qualunque modo per la gravidanza stessa?
Innanzitutto va detto che la somministrazione di farmaci per via aerosolica, rispetto alla via sistemica o generale, ha il vantaggio di concentrare i farmaci nelle vie aeree, limitando al massimo la quota che viene assorbita e si distribuisce ad altri organi, con possibili effetti secondari indesiderati.
Broncovaleas (salbutamolo) e Ipraxa (ipratropio bromuro) sono broncodilatatori impiegati spesso per via aerosolica, assieme a un cortisonico (Clenil è un cortisonico) nel trattamento di situazioni di broncospasmo o asma. Pulmozyme (dornasi alfa) è un mucolitico e Hyaneb è una soluzione di sale ipertonica associata a una piccola dose di acido ialuronico: entrambi hanno la funzione di rendere più scorrevoli le secrezioni bronchiali.
Certamente la persona che assiste la somministrazione di aerosol a un bambino può inalarne una piccola parte. Tuttavia questa minima dose comporta una modestissima quantità di farmaco che viene assorbito nel sangue. È improbabile che tale minima quantità possa recare danno alla madre in gravidanza e particolarmente al feto che essa porta. Questa è una considerazione di ragionato buon senso, e tuttavia è bene che se ne parli con il ginecologo che segue questa gravidanza. Nel contempo, può essere prudente che la mamma si metta una mascherina con un buon filtro di qualità, quando assiste la bimba per l’aerosol: questo può limitare di molto l’eventuale inalazione delle pur minime dosi di farmaci aerosolici.