Salve, fra gli articoli nel vostro sito sui progressi di ricerca, ho letto lo studio sulla performance dei nuovi nebulizzatori. Mi sembra di aver capito che l’eFlow non funziona benissimo e per di più è adatto solo alla tobi. Quindi, a parte il tempo diverso di inalazione, è migliore il vecchio areosol (tipo Pary TurboBoy)? Io uso questo nebulizzatore anche per il pulmozyme. Quindi sbaglio? Dovrei usare l’aerosol tradizionale per questa medicina? grazie
Sappiamo che l’efficacia di un trattamento aerosolico dipende da parecchi fattori, di cui i principali sono: 1) la qualità terapeutica della sostanza inalata, 2) le caratteristiche fisiche della soluzione in cui è disciolta, 3) la quantità della soluzione inalata (la dose), 4) la dimensione delle particelle aerosoliche (quelle di dimensioni tra 3 e 4 micron hanno maggiore probabilità di raggiungere le piccole vie aeree), 5) il suo volume residuo (quanto rimane nel nebulizzatore di soluzione non utilizzata), 6) il tempo di inalazione della dose prestabilita, 7) la stabilità nel tempo della funzionalità dello strumento, 8) il grado di pervietà delle vie aeree (bronchi ingombri di secrezioni non permettono facile penetrazione delle particelle aerosoliche), 9) la modalità di respiro del malato durante la terapia, 10) l’aderenza del paziente al trattamento. Se non si mettono insieme tutte queste cose si fa fatica a capire quanto possa essere efficace un trattamento aerosolico.
Si è data molta importanza alle caratteristiche dei nebulizzatori, e questo è un aspetto rilevante: i tentativi di miglioramento della tecnologia aerosolica hanno portato a costruire strumenti sempre più perfezionati per rispondere alle caratteristiche dei punti 4-7. Vi è stato anche uno sforzo di accoppiare le caratteristiche dei nebulizzatori al tipo del farmaco da inalare: la performance del nebulizzatore può essere diversa con farmaci diversi. Tuttavia, anche un recente consenso di esperti europei su questo argomento (1) non ha fornito chiare linee guida su quali siano gli strumenti più adeguati per i singoli farmaci. Diciamo che ogni sperimentazione clinica di farmaco è stata fatta con un particolare nebulizzatore ed è difficile dire quali diversi risultati si sarebbero ottenuti con nebulizzatori diversi. Per cui, in pratica si tende a privilegiare strumenti che assicurino che la massima parte della soluzione inalata sia erogata in particelle di dimensioni adeguate alla penetrazione profonda, in un tempo limitato per consentire la tollerabilità del trattamento da parte del paziente (ma non si trascuri che, almeno per gli antibiotici e i mucolitici, un tempo troppo breve non consente che il farmaco si distribuisca abbastanza alla periferia dell’albero respiratorio) e senza spreco di farmaco (bassissimo volume residuo).
Ma, venendo a quanto commentato nell’articolo del 13.03.10 su questo sito in “Progressi di ricerca” (La performance dei moderni nebulizzatori è tra essi diversa e si riduce nel tempo), forse l’aspetto più rilevante dello studio cui si riferisce è che i nebulizzatori, sia il tipo Jet (Pari LC plus,) che il tipo elettronico (eFlow), tendono a perdere con il tempo alcune caratteristiche della performance originale (in particolare le dimensioni delle particelle aumentano e il tempo di nebulizzazione si allunga). Ciò significa che dopo mesi di uso la maglia di rete vibrante di eFlow andrebbe cambiata e l’elemento nebulizzante dell’apparecchio jet andrebbe sostituito.
Circa i dubbi pratici della nostra interlocutrice, possiamo dire che la maggior parte dei trial clinici condotti negli ultimi anni, specialmente con antibiotici, sono stati fatti con il nebulizzatore Pari LC plus accoppiato al compressore Turbo Boy. Quanto al nebulizzatore eFlow va detto che, per quanto ne sappiamo, è stato testato, quanto ad efficienza e tempi di inalazione, per Tobi, Bramitob, Colimicina, Pulmozyme e da ultimo per Aztreonam-lisina.
La questione di usare lo stesso strumento per inalare farmaci diversi non va forse troppo enfatizzata come sembrano fare gli autori dell’articolo da noi commentato: è impensabile che un paziente debba tenere a disposizione nebulizzatori diversi per farmaci diversi (in genere sono in causa un antibiotico ed un mucolitico o la soluzione salina ipertonica). Bisogna invece saper pulire bene lo strumento dopo l’uso e disinfettarlo adeguatamente. Ma su tutto questo conviene apertamente consultarsi con il centro di cura.
1. Heijerman H, et al. Inhaled medication and inhalation devices for lung disease in patients with cystic fibrosis: A European consensus. J Cyst Fibros. 2009 Sep;8(5):295-315. Epub 2009 Jun 25.