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14 Luglio 2017

L’adozione come alternativa alla procreazione naturale nelle persone con fibrosi cistica

Autore: Alice
Domanda

Buongiorno, sono una paziente con FC trentaduenne. Mio marito non vuole correre il rischio di incappare negli effetti collaterali che potrebbe avere una gravidanza su di me, quindi abbiamo deciso di non avere un figlio naturalmente; tuttavia, forte in me è la voglia di diventare mamma, e ci stiamo approcciando all’adozione. Volevo sapere se qualcuno ha intrapreso questo percorso, e come si è relazionato alla commissione medica, in quanto malato di FC. Grazie.

Risposta

Quanti adulti italiani con FC hanno adottato bambini? Non ci sono dati completi, purtroppo. Ma questa domanda è stata un’occasione per chiedere un approfondimento di questa tematica a chi segue il Registro Nazionale FC ed alla Società Italiana per lo studio della FC (SIFC), che ha fatto più pubblicazioni sulla qualità di vita degli adulti FC. Abbia un po’ di pazienza e avrà risposta a questa domanda. Comunque, da una ricerca fatta dalla dott.ssa Barbara Messore del Centro regionale piemontese sulla “Paternità in uomini con FC”, risulta che 12 maschi su 65 avevano adottato. Questo dato è relativo a una ricerca presso 10 Centri FC nel periodo 1977/2010. (1)

In qualità di assistente sociale presso il Centro FC veneto, negli anni ’90 ho seguito tre richieste di adozioni al Tribunale per i minori di Venezia: due su tre erano maschi con FC, ma chi aveva maturato il desiderio di avere un figlio con l’adozione, in tutte e tre le coppie, erano le donne. Abbiamo discusso molto, valutando senza veli (come diceva una di loro) i problemi che avrebbe avuto un bambino con un genitore con una malattia così impegnativa. Si è discusso di come questo nuovo impegno avrebbe diminuito l’attenzione e il tempo da dedicare al coniuge, alle sue terapie, ai ricoveri ma che diventava anche una motivazione in più per curarsi e guardare al futuro. Si è condiviso sulla necessità di coinvolgere in questa avventura i propri genitori, con la certezza di un loro aiuto e alleanza.

Si è parlato anche delle difficoltà del doversi raccontare, di parlare di se stessi, della propria vita, dei propri desideri e della malattia con l’assistente sociale e lo psicologo incaricati dal Tribunale a svolgere le indagini e relazionare su “l’attitudine a educare il minore, la situazione personale ed economica, la salute, l’ambiente familiare degli adottanti, i motivi per i quali questi ultimi desiderano adottare il minore (art. 22 L 184/1983 – Disciplina dell’adozione e dell’affidamento dei minori)”. Poi era il giudice competente che, basandosi su questa indagine e su un suo eventuale colloquio con la coppia, decideva se accettare o respingere la domanda di idoneità all’adozione. Decisero di far domanda per l’adozione internazionale, troppo lunga e difficile quella nazionale, al tribunale competente per la loro zona di residenza. Ottennero l’idoneità all’adozione e andarono a prendersi i loro figli nel paese di nascita. Niente è stato ottenuto senza convinzione, determinazione, superamento di molti ostacoli, molta ansia e impegno economico. Anche il mestiere di genitori di bambini stranieri non è stato semplice e lineare, ma “l’amore fa miracoli” mi dicono.

Per il giudice del Tribunale per i minorenni di Venezia, la fibrosi cistica o, più correttamente, i coniugi di cui uno affetto da fibrosi cistica non dovevano automaticamente essere esclusi da questa possibilità genitoriale. La legge non prevede alcuna commissione medica che valuti l’idoneità di un adulto con fibrosi cistica a fare il genitore adottivo. Lo stato di salute deve essere certificato per entrambi i coniugi e può essere allegato alla domanda di idoneità, come richiesto da alcune Tribunali per minori, o consegnato all’équipe psico-sociale durante i colloqui per l’indagine.
Per questa e altre informazioni, prima di presentare domanda, è utile prendere contatto con l’équipe adozioni del Consultorio familiare della propria Unità Locale Socio Sanitaria (ULSS). Consiglio di richiedere tale certificato non al medico di base, che comunque per legge può rilasciarlo, ma al proprio Centro FC. Dovrebbe contenere, oltre ad alcune informazioni generali sulla malattia, che ancora pochi conoscono, e la sua non contagiosità, la situazione clinica del paziente e il suo impegno terapeutico, sottolineando che questo, oltre a non precludere la possibilità di un impegno lavorativo non preclude la possibilità di formarsi una famiglia con dei figli.

Comunque, ritorno a focalizzare l’attenzione sulla coppia e sul fatto che la prima, seria valutazione di quanto si è idonei e maturi ad accogliere come figlio un bambino abbandonato è la coppia stessa che deve farla. Se ha difficoltà chieda consulenza al proprio Centro di cura e/o all’équipe adozioni del Consultorio familiare della propria ULSS. Sarà molto più facile affrontare tutto il resto.

(1) Messore B, et all. “Paternity in men with cystic fibrosis: an observational study in Italy” Journal of Cystic Fibrosis, Vol 11, Suppl 1, June 2012, S141

Dr.ssa Tecla Zarantonello (È stata Assistente Sociale presso il Centro Regionale Veneto FC di Verona ed è stata responsabile del Servizio di Comunicazione presso la Fondazione Ricerca Fibrosi Cistica)


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