La recente pronuncia del Consiglio di Stato in tema di sperimentazione sugli animali, che di fatto ha bloccato un importantissimo progetto di ricerca, mi porta a chiedere, non senza una certa preoccupazione, il vostro aiuto. Con ciò non vorrei sollecitare un parere scientifico sulla indispensabilità dei metodi di ricerca sugli animali, cosa che già in precedenza avete fatto con chiarezza, ma per domandarvi se non sia necessaria una campagna di sensibilizzazione dell’opinione pubblica. Come noto, infatti, questo tema è terreno fertile per propagande ideologiche e antiscientifiche da parte di associazioni animaliste che, con semplicistiche campagne emozionali, riescono, purtroppo, a influenzare l’azione politica e giudiziaria, provocando effetti nefasti sul benessere umano. Sarebbe utile, forse, chiarire che l’attuale speranza di vita è merito, prima di tutto, degli antibiotici e dei vaccini, di cui usufruiscono, paradossalmente, anche coloro che vorrebbero impedire la ricerca. Cordiali saluti e buon lavoro.
Ringraziamo chi ci scrive per aver risollevato criticamente il problema della sperimentazione sugli animali. La vicenda cui viene fatto riferimento è una sentenza del Consiglio di Stato che fa sospendere provvisoriamente “in via cautelativa” (fino alla discussione collegiale in udienza pubblica – che fissa al 28 gennaio 2021) uno studio importante, che comportava l’impiego di 4-6 macachi, condotto presso le Università di Torino e di Parma sulla cecità indotta da trauma cranico, condizione per la quale non vi sono attualmente rimedi, studio che potrebbe aprire la strada a un trattamento per oltre 100.00 persone (1). Queste azioni legali sono state avviate a seguito di denuncia della LAV (Lega anti vivisezione). Tale sentenza ribaltava quella del TAR del Lazio che aveva riconosciuto la liceità, la giustificazione e la correttezza formale dello studio, che peraltro aveva ricevuto ampie valutazioni e autorizzazioni da parte di autorità scientifiche, etiche, amministrative italiane ed europee.
“Una sentenza che pesa come un macigno sul futuro della ricerca italiana, sempre più in balia dell’antiscienza e dell’aggressiva deriva animalista”. Così Research4Life commenta il pronunciamento del Consiglio di Stato. È una sentenza “che lascia senza parole – aggiunge – attoniti e tristi”. A nulla, ricorda, “sono valse la recente relazione del ministero della Salute sulla indisponibilità di metodi alternativi e la lettera aperta dei rappresentanti scientifici di molte università italiane. Non possiamo che ribadire – immaginando di interpretare il pensiero di tutti i ricercatori italiani – che il perpetrato stravolgimento dei giudizi di merito enunciati da organismi autorevoli e competenti in ambito scientifico comporta un ulteriore logoramento dei principi di libertà di ricerca (art. 33 della Costituzione) su cui si fonda l’Università pubblica. Una condanna – conclude – alla “marginalità sociale” e alla ‘irrilevanza politica’”.
Rimandiamo ad alcuni articoli per approfondimenti più generali sul problema del ricorso all’uso di modelli animali in ricerca biomedica, come via indispensabile per passare dalla ricerca di laboratorio a quella su organismi viventi prima di cimentare nuove proposte terapeutiche sull’uomo. Ne segnaliamo in particolare alcune (2, 3, 4, 5).
1) wired.it/scienza/lab/2020/01/24/stop-esperimenti-macachi-lav/?refresh_ce=
2) Perché l’impiego di modelli animali nella ricerca biomedica, 9/01/2014
3) C’è chi vorrebbe abolire la sperimentazione preclinica su modelli animali, 6/11/2013
4) Modelli animali in fibrosi cistica: che cosa ci insegnano?, Commenti degli esperti del 15/12/2016
5) Il punto sulla sperimentazione animale. Accanimento o crocevia del progresso scientifico?, Notiziario FFC 37, pag. 8