Negli stati di ipertensione e insonnia in pazienti affetti da FC che assumono Kaftrio è consigliato utilizzare il biancospino? Può interagire con la terapia o creare disturbi?
Affinché questa risposta sia di utilità generale, ricordiamo che il biancospino è un’arbusto della famiglia delle rosacee, con rami spinosi, fiori bianchi in primavera e bacche rosse che contengono i semi. Il nome scientifico è Crataegus monogyna o oxyacantha. Le foglie e i fiori contengono diverse sostanze, tra cui composti antiossidanti come i flavonoidi. L’infuso o le gocce sono impiegati soprattutto per un effetto cardiotonico nelle insufficienze cardiache lievi, poiché aumentano la contrattilità e la frazione di eiezione ventricolare. Altri effetti minori sono legati al suo uso come antiaritmico o come antipertensivo o nei disturbi di tipo ansioso e depressivo.
Sono molto scarsi i dati sull’impiego clinico. Inoltre contenendo diversi principi attivi, come molte altre piante, è difficile prevederne gli effetti specie nelle persone più sensibili (qui un approfondimento scientifico). Non si conoscono gli effetti di interferenza dei principi attivi del biancospino sul metabolismo delle molecole contenute nel Kaftrio (elezacaftor, tezacaftor, ivacaftor). Ne consegue che conviene astenersi dall’uso di questa, come di molte altre piante, e di discutere con il medico del Centro degli effetti collaterali del Kaftrio, per valutarne il corretto supporto farmacologico.