Buongiorno, ho letto la risposta a una domanda del 2005 (questa) in cui si parla della presenza di batteri nelle tubazioni di drenaggio di docce e lavandini nelle case di persone con FC. Esistono altri studi che hanno approfondito la tematica? Può esserci un pericolo di trasmissione delle infezioni utilizzando un bagno pubblico? Grazie.
Il tema proposto rimane attuale, poiché solleva sempre molte preoccupazioni nei genitori di bambini con fibrosi cistica (FC). Nell’affrontare il tema abbiamo cercato di mantenere un punto di vista pragmatico, pesando i rischi di contrarre una infezione polmonare ma anche la prospettiva di favorire alle persone con FC di qualsiasi età una vita il più possibile paragonabile a quella dei coetanei.
Occorre tener conto di diversi aspetti:
- Pseudomonas aeruginosa e altri batteri sono presenti sia nell’ambiente esterno che in quello domestico. Dopo il 2005 sono stati raccolti molti altri dati sulla presenza di batteri e funghi nell’ambiente. Una rassegna recente riporta i risultati degli studi in FC, confermando l’ubiquitarietà del batterio Pseudomonas aeruginosa, compresa l’acqua domestica (qui uno studio scientifico). Occorre però sottolineare che è più probabile, perché vi è più concentrato, trovare il batterio in alcuni ambienti: nei prodotti per concimare il terreno, specie di origine animale, nei locali dove si governano gli animali domestici, negli scarichi dei rubinetti domestici e della doccia, nelle vasche, comprese quelle per idromassaggio, negli acquari specie con acqua calda, in stagni o altre aree con acqua ristagnante. È ragionevole cercare di evitare tutte queste aree od oggetti a rischio. Per quanto riguarda l’ambiente domestico le raccomandazioni a cui fanno riferimento i Centri FC (queste) non prescrivono provvedimenti particolari per gli scarichi dei rubinetti e della doccia, nè impediscono di bere l’acqua potabile da rubinetto domestico o di usarla per lavarsi (vedi oltre).
- L’infezione delle vie aeree dipende dalla quantità di batterio che viene inalata, soprattutto attraverso aerosol, ma anche dalle condizioni delle vie aeree in un determinato momento. La carica batterica di un patogeno (cioè il numero di batteri presenti per unità di volume) è importante per determinare un’infezione: la sola presenza di un batterio in una cultura ambientale non significa che quell’ambiente è a rischio di portare a infezioni. Le anomalie delle vie aeree associate alla FC favoriscono l’attecchimento e la crescita dei microorganismi, che si adattano all’ambiente polmonare con una propria “nicchia”: la loro presenza diventa cronica e da quel momento non è più eradicabile con l’uso degli antibiotici. Ciò avviene solo se il batterio tende a persistere nelle vie aeree per un certo tempo. Siamo peraltro in un momento di cambiamento nella storia naturale della FC: è possibile che l’introduzione, soprattutto precoce, dei nuovi farmaci modulatori modifichi l’ambiente delle vie aeree, impedendo la cronicizzazione dell’infezione. Tutto ciò andrà ben valutato nel prossimo periodo.
- Il rischio di cronicizzazione delle infezioni è ben noto. Per Pseudomonas aeruginosa è stata messa a punto una strategia di eradicazione al primo isolamento. Nel caso che un ceppo ambientale si trovi a contatto con le vie aeree, una terapia antibiotica appropriata è in grado di eradicare il battere dalle vie aeree. Questa strategia ha lo scopo di ritardare l’avvio dell’infezione cronica. A oggi non è comune che si isoli Pseudomonas aeruginosa nelle colture dell’espettorato o dell’aspirato faringeo in età pediatrica. La strategia di eradicazione si sta impiegando anche per batteri diversi da Pseudomonas aeruginosa.
- Ogni provvedimento che si potrebbe intraprendere per ridurre il rischio di infezione proveniente dall’ambiente, come l’uso di una particolare strumentazione allo scopo di disinfettare gli scarichi dei rubinetti, aggiunge complessità al sistema e non è scevro, a sua volta, di rischi di contaminazione batterica.
- Sono diversi gli studi che hanno confrontato gli isolati batterici presenti nelle persone con FC e quelli provenienti dall’ambiente dove esse vivono. I risultati sono contrastanti, anche perché i metodi impiegati per il confronto sono diversi tra loro e poco adatti a mappare il genotipo dei batteri. Ma anche se si trovasse un’associazione tra i batteri identificati nella persona e quelli nell’ambiente, resta impossibile dimostrare se la persona si è contaminata a causa dell’ambiente o l’ambiente è stato contaminato dalla persona. Per documentare il rapporto causa-effetto vi è necessità di appropriati studi longitudinali e di disporre di tecniche di sequenziamento del genoma batterico, che oggi sono più disponibili.
Oggi disponiamo perciò di strategie terapeutiche e di nuovi farmaci che possono sempre meglio contrastare l’infezione batterica delle vie aeree. Ciò ci consente di guardare all’ambiente dove si vive non solamente come un luogo contaminato da microorganismi.
Dott. Cesare Braggion, Direzione scientifica FFC Ricerca