Buongiorno. Vorrei sapere se ci sono linee guida particolari nella gestione di alcuni esami diagnostici in cui si avvicendano successivamente pazienti FC diversi. In particolare riguardo le spirometrie svolte in camera chiusa (sia la stanza con finestre chiuse, sia la gabbia del dispositivo in cui si dispone il paziente di turno), senza grossi intervalli temporali tra un paziente e l’altro, solo il cambio di boccaglio monouso. Si deve rispettare la giusta areazione degli ambienti? Deve essere effettuata la disinfezione di volta in volta dei dispositivi (soprattutto la gabbia chiusa), dei circuiti dell’apparecchio (ci vorrebbe qualche gas disinfettante o è sufficiente il cambio di boccaglio munito di filtro)? Inoltre che coerenza ci deve essere nella successione dei pazienti? A volte pazienti visibilmente in stato di salute peggiore si sottopongono prima di chi sta presumibilmente meglio, dando per scontato che quel giorno abbiano comunque tutti gli stessi batteri; altre volte il contrario. Considerando che l’ambiente è frequentato da pazienti ovviamente senza mascherina per il tipo di esame da svolgere, quali sono le indicazioni migliori per consentire il conseguimento in sicurezza dei test con gli spirometri avanzati? La relativamente breve permanenza dei pazienti (circa 10 minuti) giustifica la poca areazione o tempo di ricambio di aria nell’ambiente? Questi dispositivi sono intrinsecamente sicuri o andrebbero sanificati ad ogni cambio di paziente? Grazie.
La cosiddetta “camera chiusa” si chiama pletismografo corporeo: questo strumento consente, diversamente dalla spirometria, di determinare il volume residuo, il volume di aria che rimane nei polmoni al termine di una manovra di massima inspirazione e successiva massima espirazione. Questo parametro è sensibile dell’ostruzione periferica, cioè dei bronchi più piccoli, che determina gas trapping, intrappolamento di aria. Con il pletismografo si può anche eseguire la spirometria e la misura della diffusione del monossido di carbonio (DLCO).
La misura dei volumi polmonari, compreso il volume residuo, va eseguita con una certa periodicità, mentre la misura della spirometria e dei parametri derivati come la capacità vitale forzata (CVF) e il volume espiratorio forzato al primo secondo (FEV1), è una misura che può essere eseguita con maggior frequenza, con strumenti anche portatili e nella stanza dell’ambulatorio o di degenza. È possibile che i Centri applichino le diverse misure di funzionalità respiratoria con frequenza diversa tra loro.
È certamente fondamentale la prevenzione della trasmissione delle infezioni con l’uso dei diversi strumenti (si può leggere qui un approfondimento). Sia per lo spirometro che per il pletismografo corporeo si applica alla bocca e prima del circuito interno dello strumento un filtro antibatterico. Questi filtri oggi sono molto efficienti e perciò non è necessaria la disinfezione dei circuiti interni degli strumenti. Ovviamente il filtro antibatterico è mono-paziente.
Se la strumentazione per le prove di funzionalità respiratoria è contenuta in una stanza ad hoc, per la prevenzione delle infezioni intraospedaliere, sono opportune tre misure: i) le persone che accedono alla stanza devono indossare una mascherina FFP2 e mantenerla, tranne durante le misure; ii) vi deve essere attenzione a non toccare gli strumenti e se ciò è inevitabile, la superficie esterna dello strumento deve essere disinfettata dopo l’uso con ogni paziente; iii) in dipendenza della frequenza di accesso delle persone nella stanza occorre arieggiare l’interno della stanza.