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23 Dicembre 2010

I tempi della ricerca clinica

Autore: Miriam
Argomenti: Nuove terapie
Domanda

Buongiorno, noto con piacere che stanno progredendo gli studi sui farmaci vertex. ipotizzando che le fasi attualmente in sperimentazione diano i risultati sperati, in quanto tempo ragionevolmente saranno a nostra disposizione?

Risposta

Questa è una domanda che ricorre frequentemente da parte degli interlocutori di questo sito, ed è comprensibile. Crediamo peraltro, come più volte denunciato, che non sia possibile fare stime corrette dei tempi necessari per ciascun farmaco in fase di sperimentazione clinica perché esso si renda disponibile ai malati. Per cui ci limitiamo a riassumere il percorso della sperimentazione di un farmaco a partire dalla conclusione della fase I, quella attuata con soggetti volontari adulti sani per valutare se il farmaco in questione è tollerato e privo di effetti secondari importanti che ne impediscano l’impiego in fasi successive dedicate ai malati.

Prendiamo ad esempio il farmaco Vertex VX-770. E’ stato concluso uno studio di fase II su pazienti FC con almeno una mutazione G551D, che ha dato risultati significativi (ma non definitivi) sull’efficacia biologica (test del sudore verso la normalità), meno su quella clinica (poco valutabile con un trial con bassi numeri e breve tempo di sperimentazione), che sulla sicurezza: questo studio ha richiesto più di due anni (iniziato nell’aprile 2007). Su questo tipo di pazienti partirà presto uno studio di fase III, su numero più ampio di malati suddivisi per gruppi a diverso dosaggio di farmaco. Lo studio non occuperà meno di due anni. Se i risultati di efficacia e sicurezza, già osservati nello studio di fase II, venissero confermati in maniera chiara e incontrovertibile e con sufficiente certezza della dose utile, si dovrebbe passare all’iter di approvazione e quindi di autorizzazione all’uso nei malati da parte delle autorità competenti (negli USA la Food and Drug Administration), che può concludersi favorevolmente nel giro di alcuni mesi ma potrebbe anche produrre un invito ad effettuare un nuovo studio di fase III. La ripetizione o l’integrazione dello studio di fase III potrebbe anche essere ritenuto necessario dai ricercatori stessi, prima di presentare la richiesta all’apposita Autorità, nel caso che il farmaco non avesse dato risultati del tutto convincenti. Quindi, se tutto procedesse favorevolmente come atteso, il farmaco potrebbe essere disponibile, ma solo per i malati con la mutazione G551D, nel giro di quasi 3 anni, altrimenti i tempi sarebbero più lunghi. Ma i pazienti con mutazione G551D sono una piccola frazione dei pazienti FC (5% negli anglosassoni, ma molto pochi in Italia). Vi è pertanto l’intento di sperimentare questo farmaco al momento nei pazienti con mutazione DF508 e forse in altri con mutazioni diverse. Ma si sa già che nei pazienti DF508 il VX-770 da solo non è molto efficace, se non si interviene con un farmaco che faccia maturare la proteina CFTR difettosa per portarla alla membrana apicale della cellula: è la ragione per cui è partito un trial di fase II con la combinazione dei farmaci VX-770 e VX-809, che richiederà pressapoco i tempi che sono occorsi per analogo trial con VX-770 nei pazienti G551D. A questo punto bisogna fare un po’ di conti, come sopra indicato (fase II, fase III, approvazione autorità per i farmaci), ipotizzando che tutto funzioni per il meglio senza dover ripetere i singoli tials: efficacia clinica, tollerabilità e sicurezza, giusto dosaggio, approvazione autorità.

G.M.


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