Sottopongo una domanda riguardo all’alimentazione. Se un bambino affetto da fibrosi cistica attraversa momenti (non necessariamente di peggioramento delle condizioni cliniche) in cui mangia poco (quantità ridotte di cibo), è preferibile arricchire la sua dieta con alimenti grassi e gustosi (noccioline, cioccolato, condimenti grassi) oppure con pane, pasta e cereali? Grazie
Un grammo di grasso fornisce 9 calorie, un grammo di zucchero (pane, pasta, cereali, cioè amidi, sono composti di più molecole di zucchero semplice, il glucosio) fornisce 4,5 calorie. I cibi amidacei hanno anche una notevole componente di acqua. Quindi, in teoria sono da preferire gli arricchimenti con cibi “grassi”: e in questo senso sono utili gli snack con cioccolato, patatine o la semplice ma sempre buona fetta di pane spalmata di abbondante burro, a cui si accompagna la marmellata. Anche le noci, le mandorle, le noccioline e in generale tutta la frutta secca vanno bene perché hanno un notevole contenuto di calorie, rappresentate soprattutto da grassi (le noci in particolare sono ricche anche dei preziosi acidi grassi omega-3).
Però non bisogna esagerare con gli snack: andrebbe mantenuto, anche nei momenti critici per l’appetito, il ritmo dell’alimentazione (tre pasti principali: colazione, pranzo e cena, due spuntini, uno a metà mattina e uno a metà pomeriggio), perché questo fa parte comunque di una sana educazione alimentare. E perché anche i pasti principali possono essere arricchiti: per esempio, la prima colazione con buoni frullati a base di latte intero, frutta e cioccolata; e per il pranzo e la cena la pasta (di ogni tipo, meglio all’uovo: a seconda delle preferenze, spaghetti, lasagne, riso e così via) non andrebbe condita con il semplice olio e pomodoro, ma con abbondante burro, formaggio o formaggi vari o besciamella ben condita o ragù o tonno. Le carni andrebbero preparate, piuttosto che ai ferri, impanate con uovo e pane grattugiato, e poi fritte (preferibilmente con olio di semi di girasole, a fiamma bassa). Le altre preparazioni (al cartoccio ecc) possono essere accompagnate da maionese o salse varie. E le frittate possono essere arricchite con latte intero e parmigiano e possono contenere panna e marmellata o verdure e patate e così via. Tuttavia, non si dimentichi mai di impiegare per i condimenti una quota di oli di semi ricchi di acidi grassi essenziali (in particolare di girasole) di cui vi è frequente carenza nei soggetti con FC. I dolci, invece che essere semplici ciambelle, possono essere arricchiti appunto da frutta secca, miele, uva sultanina, crema pasticcera. Lo stesso si può dire per frullati e gelati.
Un’utile e facile guida alla buona alimentazione FC è presente nella pagina della “Nutrizione” del sito www.fibrosicisticaitalia.it.
In sostanza, esiste una “strategia dell’arricchimento” che può essere applicata ad ogni momento e ad ogni componente dell’alimentazione quotidiana. Essa va realizzata a seconda dei gusti e delle esigenze del bambino: il difficile per i genitori è trovare l’equilibrio fra l’adozione di questa “visione strategica” dell’alimentazione (che è necessaria, data la sua importanza nella cura della FC) e la consapevolezza che, se il bambino non mangia come sarebbe necessario e come si desiderebbe, il cibo può diventare terreno di ansia e scontro continuo e che questo va evitato.
Non è certo un equilibrio facile; talvolta può succedere che il bambino non voglia mangiare “a tavola” perché avverte la tensione che accompagna quel momento fatidico e preferisca gli spuntini proprio per sottrarsi a questa tensione. Si può leggere a questo riguardo su questo sito, in “Progressi di Ricerca”, l’articolo “La dieta FC: consigli per un accordo fra genitori e figli” (31/05/05). Ci sono anche le risposte ad alcune domande: “Il supplemento di vitamine liposolubili è indispensabile nella fibrosi cistica” (08/08/06), “Un bambino con FC che rifiuta il cibo” (23/06/06). In quest’ultima, sono anche consigliati ottimi testi per approfondire le conoscenze alimentari e gli aspetti psicologici che fanno parte del binomio cibo-malattia cronica.
Quello che è importante e che può aiutare i genitori è che essi abbiano tranquillità sul fatto che all’origine dei “momenti in cui il bambino mangia poco” non ci siano ragioni che hanno a che fare con la malattia FC: per esempio uno stato di modesta infezione respiratoria o altra complicanza non riconosciuta. Per questo è sempre bene parlare di questi momenti con il medico (e la dietista FC) che segue il bambino: se non emergono ragioni particolari e i parametri di accrescimento sono buoni i genitori potranno essere rassicurati; diversamente sarà necessario e possibile adottare gli interventi terapeutici necessari.